Albert Einstein diceva che “
chi sostiene che una cosa è impossibile non dovrebbe disturbare chi la sta facendo” … l’uscita di
Fulberto Serena dai Dark Quarterer fu per tutti i loro estimatori della prima ora una notizia davvero “devastante” e non so in quanti avrebbero immaginato di vedere raddoppiate le possibilità di nutrire il proprio apparato
cardio-uditivo con dosi massicce d’inattaccabile forza espressiva.
Fulberto, dopo una lunga “pausa di riflessione”, ha ripreso tenacemente a professare la sua peculiare dottrina musicale in ambito
epic-prog, ottenendo un risultato apparentemente irrealizzabile: poter “sfidare” i vecchi compagni d’avventura, anch’essi capaci di continuare a produrre monumenti sonori anche senza il suo sommo contributo.
Si arriva, così, alla terza - lo anticipiamo, splendida - testimonianza discografica degli
Etrusgrave, intitolata “
Aita's sentence”.
Sei anni di attesa (dal precedente “
Tophet”), un cambio di etichetta (dalla My Graveyard alla
Minotauro) e un nuovo batterista (
Stefano Giuggioli) non hanno mutato l’approccio sonoro della formazione toscana, rimasto fedele alla nobile parafrasi dei dogmi di Judas Priest (periodo “
Sad wings of destiny”), May Blitz, Uriah Heep e Manilla Road, il tutto imbevuto di una sensibilità e di un fascino arcano e misterioso che rimanda direttamente alle atmosfere dell’inarrivabile
Profezia Etrusca.
L’albo non tradisce le aspettative di chi si era esaltato per i precedenti lavori del gruppo e non credo sinceramente che il rigore artistico qui ostentato possa essere in qualche modo scambiato per inaridimento creativo. La
band propone ancora una volta la sua miscela melodramma, enfasi e potenza, e se le scansioni chitarristiche e le variegate strutture melodiche rappresentano l’ennesima dimostrazione d’irreprensibile maestria “gotica” è purtroppo necessario rimarcare nuovamente qualche perplessità su chi ha l’importante compito di narrare tale
grandeur.
Tiziano "Hammerhead" Sbaragli è un cantante sicuramente molto dotato sotto il profilo tecnico e tuttavia ho la vaga impressione che non possieda ancora del tutto il “controllo” delle sue notevoli possibilità fonatorie, rischiando, talvolta, di disgregare, con soluzioni interpretative non sempre pienamente focalizzate, le inenarrabili fantasie evocate dall’ossianico complesso armonico.
Al netto di ogni sofisma, il clima ombroso e magnetico di “
Anxiety” trasporta fin da subito l’astante in una sorta di “universo parallelo” fatto di mitologia e tradizioni millenarie, un cosmo che si ritrova anche nelle cadenze plumbee e nelle misurate accelerazioni di “
Mammoth trumphet” (un prepotente
flash-back Dark Quarterer-
iano, invero) e nell’articolato
excursus sonico concesso a “
Festering slash”, un brano molto suggestivo che con appena un pizzico di
pathos in più avrebbe potuto essere enorme.
La perle lontanamente Warlord-
esche “
North north west” e “
The guardian” cingono gli imperiosi scatti d’estrazione
british metal di “
Coward”, mentre “
Aita's sentence”, attraverso un clima ad ampio respiro, visionario e sospeso, rischiara con uno spiraglio di luce lunare le oscurità del regno degli Inferi (
Aita è il dio dell'oltretomba, il corrispondente etrusco del greco
Ade).
Gli
Etrusgrave continuano a essere i
Custodi di un “mondo antico”, popolato di mistero, passione e talento, incuranti del pericolo di essere trascurati da una “scena” che spesso guarda al passato con pretenziosa superficialità … ascoltare con la dovuta attenzione “
Aita's sentence”, oltre a garantire un bel po’ di benefiche emozioni, può aiutare a capire meglio la differenza tra ispirazione autentica e programmazione commerciale.