Copertina 7

Info

Anno di uscita:2016
Durata:50 min.
Etichetta:Indipendent

Tracklist

  1. PROLOGUE
  2. INNSMOUTH RITUAL
  3. ESOTERIC ORDER
  4. USURPERS
  5. DEFICIENT
  6. DESQUAMATE
  7. SEEPING WOMBS
  8. EPILOGUE

Line up

  • Drew James Griffiths: bass, effects, guitars, vocals (backing)
  • Sam Ford: drums, guitars (lead), vocals

Voto medio utenti

"Obed Marsh". "Innsmouth".
Tutti gli amanti di H.P. Lovecraft, e dei suoi racconti horror spesso legati al mare, sanno di cosa stiamo parlando.
Per gli altri: il duo australiano di Perth dedica il suo debut sulla lunga distanza al grande scrittore di Providence incentrando i temi dell'album sulla figura del famigerato capitano Marsh e dei suoi rapporti con misteriose creature abissali ("quelli degli abissi") le quali, in cambio di sacrifici umani, garantiscono pesce e manufatti d'oro consentendo al capitano ed ai suoi discendenti un controllo, blasfemo, su Innsmouth.
La musica del gruppo, identificabile come un blackened doom metal dai toni lancinanti e malevoli (micidiale la prova vocale!), descrive, a mio avviso in maniera perfetta, l'immaginario e le argomentazioni contenute nell'album che risulta, di conseguenza, sinistro, malato e realmente angosciante esattamente come i racconti di Lovecraft.
Va detto che una proposta in grado di fondere il gelo del black metal con la plumbea atmosfera del più marcio doom (funeral doom) non è facile da digerire: il muro sonoro innalzato dai nostri, lento, marcio e puzzolente, ti cade addosso inesorabile e ti toglie il respiro, ti asfissia senza lasciarti scampo annegandoti in un mare senza fondo e senza luce, con il logico risultato che una musica di questo genere, caratterizzata da poche variazioni, necessità del giusto stato mentale per essere apprezzata e per essere davvero capita.
Gli Obed Marsh, più ascoltavo l'album e più me ne convincevo, mi sono sembrati gli Ahab declinati in chiave black metal, non solo per via del tema "nautico" del lavoro, ma anche, e soprattutto, per un approccio possente e ritualistico alla musica in grado di conferirle non solo un alone malsano e inquietante, ma anche sulfuree sfumature epiche che, nel caso degli australiani, sono meno evidenti dei tedeschi ma comunque presenti e parte integrante del suono.
"Innsmouth" è, dunque, un album riuscito e da ascoltare, soprattutto se siete amanti degli insondabili misteri celati nelle profondità dell'oceano dalle quali, minacciose, possono emergere creature diaboliche e antichissime pronte a fondere il proprio DNA con quello del genere umano durante rituali innominabili.
Come innominabile è il male.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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