Copertina 4,5

Info

Anno di uscita:2017
Durata:46 min.
Etichetta:Svart Records

Tracklist

  1. RITUAL
  2. RISE
  3. SERPENT
  4. HOLLOW
  5. SPECTRE
  6. PERISH

Line up

  • Markus Støle: drums
  • Ole Rokseth: guitar, vocals

Voto medio utenti

Dopo un EP indipendente datato 2014 il duo doom/stoner metal norvegese Hymn approda alla Svart Records e dà alla luce questo "Perish" agli albori del 2017.
Purtroppo, anche dopo vari ascolti, la prima impressione che questo debut album mi ha fatto resta confermata: la cosa migliore di tutto l'insieme è l'artwork, che avrebbe meritato un lavoro di ben altra sostanza.
La cover infatti con le sue vette a contatto con le nubi, con i suoi toni di nero, grigio e bianco cenere sono fortemente evocative e, lo confesso, avevano generato in me grande curiosità.
Veniamo alla musica che si snoda nelle 6 tracce del disco...anzi dovrei dire 5 perchè l'intro "Ritual" non è che silenzio interrotto solamente alla fine dalla batteria: le intenzioni la vorrebbero evocativa, in realtà sono quasi 2 minuti di nulla.
Tutte le tracce proposte hanno una caratteristica comune: il titolo di una sola parola, minimalismo che vorrebbe fare da contraltare alla lunghezza dei brani.
In realtà le canzoni più che magniloquenti e pesanti come i comandamenti del doom vorrebbero (ed i Candlemass ai quali chiaramente i norvegesi si ispirano hanno portato avanti per tutta la carriera) sono semplicemente noiose, un'accozzaglia di idee buttate alla rinfusa senza alcun filo logico se non quello della monotonia.
Da "Rise" passanto per il singolo "Serpent" sino alla slayeriana "Hollow" sino alle conclusive "Spectre" e "Perish" assistiamo ad una serie di rimandi a band più celebrate, a soluzioni melodiche piatte che dovrebbero regalare un mood disturbante, martellante, ripetitivo e malato generando in chi ascolta un malessere quasi fisico, tale da riprendere il desolante paesaggio della copertina ed invece riescono solamente ad annoiare per la loro inconsistenza.
Credo sinceramente che il duo ci abbia messo il massimo impegno e la massima professionalità nel realizzare questo lavoro, ma purtroppo non si può sempre invocare il suono minimale, grezzo, freddo, volutamente sporco per giustificare quello che è semplicemente un disco mal riuscito.
Spesso si cresce più con uno schiaffo dato al momento giusto che con delle false carezze quasi di compatimento.
Speriamo che gli Hymn crescano in fretta e decidano che cosa vogliono realmente fare.
Recensione a cura di Alessandro Zaina

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