Solitamente chi si cimenta in imprese titaniche ha una grossa percentuale di probabilità di fallimento. E in musica non vale la massima “eh ma ci hanno provato” oppure “meglio avere rimorsi che rimpianti”, quando fai un disco ridicolo o semplicemente orribile quel disco rimane ridicolo ed orribile per sempre, e chissà magari affossa definitivamente la carriera di una band o semplicemente ne stronca l’inizio. Insomma, scegliere di affrontare il concept de “
La Divina Commedia” di Dante potrebbe essere potenzialmente devastante per chiunque, specie (consentitemi questa specie di razzismo musicale, spiacente ma non sono mai stato un politically correct) per una band normalmente dedita al metalcore (o al punk, tanto per essere nuovamente razzista), due generi non propriamente rinomati per fantasia, movimento e delicatezza delle proprie trame. Insomma, o caciara o banalità, perlomeno per le band poco talentuose.
Non è il caso di questi
Burn After Me, quintetto milanese che tramite la misconosciuta Nuvi Records pubblica il proprio secondo lavoro sulla lunga distanza, intolato “
AEON”, un viaggio dal Cocito all’Empireo, dall’Inferno al Paradiso, un qualcosa che mi ha ricordato molto i Cavalieri dello Zodiaco nel loro peregrinare dal Santuario all’Elisio in cerca di Hades.
Un peregrinare che anche i Burn After Me affrontano a livello musicale, passando da infernali sfuriate quasi death metal (moderno ovviamente, non pensate a qualcosa di swedish od old-school) alternati ad altri momenti più incentrati su mid-tempos ad una sorta di paradisiaco rock melodico, attraversando l’incerto purgatorio di territori più dediti alla sperimentazione, decisamente progressivi nel significato più lato del termine. Tutto questo, fermo restando che necessita di un ascoltatore piuttosto aperto di orizzonti, che non disdegna il growl ma che è pronto ad apprezzare partiture più intricate e cervellotiche anziché monotoni blastbeats, o che pasteggia agevolmente con tempi dispari ma inorridisce appena un timbro vocale si sporca un minimo, risulta a farsi molto più interessante a partire dal Flegetonte, quando entrano in campo le tastiere, donando un non so che di mistico ed evocativo alle composizioni dei Burn After Me, e dalla successiva “
Lustful” che lascia intravedere uno sprazzo di clean vocals ed un assolo…speranzoso, nel senso letterale, che lascia intravedere nello sventurato protagonista la speranza di riuscire a lasciare l’inferno in cui si trova.
Un concept del genere non andrebbe affrontato con il freddo ascolto di solitari mp3, andrebbe accompagnato da libretto, immagini, testi, per tentare di immedesimarsi in maniera completa in tutti gli sforzi, visibili e non, che una formazione compie per mettere su un viaggio simile, l’uso del linguaggio, delle architetture musicali, delle soluzioni chissà quante volte provate e riprovate, ma gli ascolti sono stati attenti e studiati, per non depauperare l’opera del quintetto milanese.
Opera che alla fine, passo dopo passo, mi ha conquistato sempre più, nella spasmodica attesa di giungere infine alla liberazione finale, sebbene avremmo gradito maggiormente l’abbandono del growl o perlomeno un uso molto più abbondante delle voci pulite sin da metà disco, magari intervallate da una strumentale o un brano con cantato femminile, proprio per ottenere un approccio interpretativo lirico meno monocorde.
“AEON” richiede pazienza, ma sa ripagare. Come la letteratura, come la cultura che a scuola ci faceva fatica imparare, ma che ci forma negli anni successivi trasformandoci ed elevandoci sopra la massa che ascolta immondizia come fedez, andiamo a comandare e tutto il resto del trash che passa in televisione.
Noi siamo migliori. Chiudete gli occhi, lasciate che Virgilio vi guidi, studiate. Anche tramite la musica dei
Burn After Me.