Ritengo dischi come questo “
Strike back” molto importanti.
E non solo per il loro valore squisitamente artistico, molto elevato, ma anche perché dimostrano che in tempi di grande
revival sono ancora il
feeling e la vocazione le caratteristiche essenziali per celebrare e in qualche modo reinventare le inossidabili matrici metalliche
ottantiane, manifestando al “mondo” la differenza tra un’operazione calligrafica e una dimostrazione di autentica e immarcescibile intensità
hard n’ heavy.
A due anni abbondanti da “T
he chain goes on”, il “f
amily & friend affair” (ricordiamo che la
band è formata dal mitico
Bud della Strana Officina, da suo fratello
Bid, da suo figlio
Brian e da
Luciano “Ciano” Toscani, amico di vecchia data dei nostri …) denominato
Ancillotti arriva ancora una volta a scuotere le fondamenta delle nostre abitazioni e satura l’aria di
watts tanto “tradizionali” quanto emotivamente catalizzanti, offrendo al pubblico dei
metalheads una gustosissima varietà dei loro suoni prediletti.
Dopo l’
intro mutuata da uno
swing anni ‘30, la prima “mazzata” s’intitola “
To hell with you”, richiama alla memoria i colossi della
NWOBHM senza fastidiosi
déjà vu e ci riconsegna un
Bud in forma “olimpica”, spietato ed espressivo come non mai.
“
Immortal idol” scortica i sensi con un pizzico di garbo in più e “
Fight” è uno di quegli
anthem scuri e potenti che non mancheranno di procurare “danni” alle corde vocali degli appassionati del genere nei
live shows.
Gli
Ancillotti intendono l’
HM nella sua accezione maggiormente “allargata” ed ecco che l’esplorazione di territori melodici intrapresa in “
Firestarter” e "
When night calls”, sebbene forse non proprio inebriante negli effetti complessivi, rende il contesto sonoro agile e vario, allontanando il rischio di una prestazione ripetitiva e monocorde.
Il
riff granitico e le cadenze caliginose di “
The beast is rising”, affiancate a una linea armonica di enorme suggestione, rendono il pezzo uno dei momenti
clou dell’intero programma, mentre in “
Burn, witch, burn” il mefistofelico cantante della
Strana, i gorghi chitarristici dello stregone
Ciano e l’instancabile bombardamento della sezione ritmica catapultano l’astante in un clima d’inarrestabile fervore.
“
Lonely road” è uno
slow capace di combinare
blues elettrico e
hard-rock, “
Life is for livin'” lambisce con gusto le cromature tipiche del
class-metal e l’evocativa “
Never too late” esplora, conservando una notevole vigoria espressiva, il lato più riflessivo del gruppo.
La conclusiva “
The hunter” è un altro saggio di affilato sfolgorio metallico, gratificato da un andamento martellante e implacabile, sigilla un albo che su cui investire immediatamente, almeno se siete interessati ad un’opera in cui soggiorna il vero spirito del
Metallo Pesante.