Copertina 5,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2015
Durata:48 min.
Etichetta:Pure Steel Records

Tracklist

  1. STILL A WARRIOR
  2. RESSECUTION
  3. GLIMPSE OF TOMORROW
  4. DEMONIC SOLO (FROM THE MOVIE JEZEBETH)
  5. FUEL FOR THE FIRE
  6. EYE TO EYE
  7. THE HITMAN (INSTRUMENTAL)
  8. SUFFER IN SILENCE (AGENDA 21)
  9. INTO THE DARKNESS
  10. ACROSS THE LINE

Line up

  • David Shankle: guitars
  • Gabriel Anthony: drums
  • Mike Dooley: bass
  • Warren Halvarson: vocals

Voto medio utenti

Nuovo album per la creatura solista cui David Shankle ha dato vita qualche tempo dopo la fine del suo sodalizio con i Manowar. "Still a Warrior" segue a ben otto anni di distanza il precedente "Hellborn" (la prima uscita "Ashes to Ashes" risale invece al 2003), tempi lunghi che giustificano anche la presenza al suo fianco di tre nuovi compagni di viaggio.

Nell'occasione David non pecca di esagerato protagonismo, dato che pur senza smentire il ruolo centrale della sua chitarra, piazza solo un paio di pezzi strumentali e nel corso dei vari brani, tutto sommato, riesce a tenere a freno il proprio ego, per quanto non si esima da lanciarsi in corse furiose, come nel caso del "Demonic Solo" (realizzato per il film "Jezebeth", uscito nel 2011) o nel saettare di "Fuel for the Fire".

"Still a Warrior" è un disco che trasuda Heavy Metal da ogni solco, sicuramente più vicino allo US Power Metal di gruppi come New Eden, Cage, Onward o Crescent Shield, che alla lezione dei Manowar. Quello che non funziona è però una resa sonora non particolarmente fortunata, perchè caotica e posticcia, con le varie componenti slegate tra di loro tanto da penalizzare non poco - e non solo - la prova di Warren Halvarson (da non molto frontman dei Damien Thorne), un cantante che ha qualcosa che mi ricorda Joey Belladonna e che nel corso dell'album tende a proporsi con qualche acuto di troppo.

E' la stessa titletrack a dare il via all'album, e subito trovano corpo le osservazione fatte poc'anzi, che non accennano a svanire nemmeno nel suo prosieguo, con qualche episodio che ne esce meno zoppicante ("Eye to Eye" e soprattutto "Suffer in Silence (Agenda 21)") e altri che finiscono invece con le ossa rotte ("Glimpse of Tomorrow", la pretenziosa "The Hitman", "Into the Darkness" e la conclusiva "Across the Line" con tutte le sue tentazioni malmsteeniane.

Un'occasione che poteva essere sicuramente sfruttata meglio.




You want it all, but you can't read it
It's in your face, but you can't read it
What is it? It's it
What is it? ... it's the review
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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