Era da parecchio che non ascoltavo un buon disco di power metal. E anche questa volta non è stata quella buona…
“King Of Persia” soffre della sindrome che affligge varie produzioni del genere da qualche tempo a questa parte: nomi altisonanti e grandi aspettative puntualmente deluse (chi ha detto Serious Black?). Un
Olaf Hayer quasi irriconoscibile (i tempi di
“King Of The Nordic Twilight” o di
“Prophet Of The Last Eclipse” sono belli che andati) che “le prende” sonoramente dal buon
Herbie Langhans (in tour anche con
Tobias Sammet e i suoi Avantasia) non aiuta di certo a risollevare le sorti di questo full-length che, oltre a seguire pedissequamente le orme dei grandi del passato (Stratovarius, Rhapsody, Thunderstone e simili), nulla aggiunge a una scena, a mio avviso, in serissima difficoltà.
La produzione di
Sascha Paeth e
Miro suona pulita e cristallina come sempre ma è paradossale che i brani meglio riusciti siano quelli più distanti dal power metal (penso a
“Live To Tell The Tale”, dalle venature hard rock, alla breve ma riuscita traccia strumentale
“Out Of This World”, alla maideniana e vagamente progressiva
“Children Of The Light”). Non va male con
“King Of Persia” (più elaborata ma di sicuro non particolarmente originale) o con la ballad
“A Farewell That Wasn’t Meant To Be”, probabilmente dedicata alla prematura morte del bassista storico della band avvenuta nel 2012 (anche se è da denuncia il “beep” da monitor di ospedale all’inizio e alla fine del brano, con tanto di “beep” prolungato a suggerire il decesso del paziente) ma, diciamocelo, avremmo voluto ascoltare ben altro (considerando che dietro dovrebbe esserci pure un certo
Limb Schnoor).
Abbiamo aspettato otto anni per avere un nuovo album a nome
Symphonity, ma personalmente non credo che ne sia valsa la pena. Se poi invece siete onnivori di certe sonorità, comprate pure a scatola chiusa…
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?