Steel Hook Prostheses è un duo proveniente da Dallas, in giro dal 1999 e già autore di nove album.
Il genere proposto è uno dei più pesanti e ostici della musica tutta, quel Death Industrial che, ai meno avvezzi, farà venire in mente l’industrial death metal di dischi come “
Soulf Of A New Machine” dei
Fear Factory. Niente di tutto questo amici cari.
Il Death Industrial o anche power electronics o harsh noise, è un genere musicale che, come ci spiega
wikipedia, “
utilizza rumori di feedback, tastiere che producono frequenze estremamente basse, suoni ad alta frequenza, grida distorte e testi spesso disturbanti per il loro contenuto forte. Quasi sempre si tratta di musica atonale e priva di melodie e ritmi”.
È la musica di
Brighter Death Now,
Megaptera,
Atrax Morgue,
Archon Satani,
Genocie Organ, e altri terroristi sonici il cui unico scopo è annichilire l’ascoltatore, infettarlo con i germi peggiori, iniettargli le sostanze più sudicie e malate, per dissolvergli l’anima in un buco nero senza fine.
Più che un genere musicale è una psicopatia deviante.
Ciò detto, per fortuna,
Steel Hook Prostheses, che per sua stessa ammissione “
esplora gli orrori che gli umani sono capaci di infliggere ad altri esseri umani”, non è un purista, e quindi oltre al Death Industrial connota la propria musica con massici dosi di dark ambient e noise minimale, puntando, più che sull’aspetto sonico frutto di feedback e wall of sound, su atmosfere più minimaliste e per questo più oscure e morbose.
È musica inquietante, malevola, marcia fino al midollo. Ascoltare “
The Medicus” è un bel banco di prova per la vostra sanità mentale, mentre “
Stranguary” è la descrizione calligrafica di quello che probabilmente è un omicidio, con tanto di lamenti agonizzanti di una fanciulla.
Chiudono gli oltre 8 minuti di “
Sulpher Drip”, l’ultimo sprofondo nel tunnel nella follia.
Questa non è musica metal, e probabilmente non è nemmeno musica, ma rumore. E la musica è solo una delle espressioni del rumore, inteso come tutto ciò che è avvertibile con il senso dell’udito. E questo ci fa comprendere quanto ancora ci sia da esplorare in territori nient’affatto piacevoli.
Solo per menti malate.
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