Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2016
Durata:57 min.
Etichetta:Malignant Records

Tracklist

  1. DOUSED WITH ACID
  2. CYCLOPIA
  3. HAND OF GLORY
  4. THE MEDICUS
  5. PARESTHESIA
  6. CANCER MAIDEN
  7. DEEP IN THE MARROW
  8. PISS PROPHET
  9. STRANGUARY
  10. SULPHER DRIP

Line up

  • J. Stillings
  • L. Kerr

Voto medio utenti

Steel Hook Prostheses è un duo proveniente da Dallas, in giro dal 1999 e già autore di nove album.
Il genere proposto è uno dei più pesanti e ostici della musica tutta, quel Death Industrial che, ai meno avvezzi, farà venire in mente l’industrial death metal di dischi come “Soulf Of A New Machine” dei Fear Factory. Niente di tutto questo amici cari.
Il Death Industrial o anche power electronics o harsh noise, è un genere musicale che, come ci spiega wikipedia, “utilizza rumori di feedback, tastiere che producono frequenze estremamente basse, suoni ad alta frequenza, grida distorte e testi spesso disturbanti per il loro contenuto forte. Quasi sempre si tratta di musica atonale e priva di melodie e ritmi”.
È la musica di Brighter Death Now, Megaptera, Atrax Morgue, Archon Satani, Genocie Organ, e altri terroristi sonici il cui unico scopo è annichilire l’ascoltatore, infettarlo con i germi peggiori, iniettargli le sostanze più sudicie e malate, per dissolvergli l’anima in un buco nero senza fine.
Più che un genere musicale è una psicopatia deviante.
Ciò detto, per fortuna, Steel Hook Prostheses, che per sua stessa ammissione “esplora gli orrori che gli umani sono capaci di infliggere ad altri esseri umani”, non è un purista, e quindi oltre al Death Industrial connota la propria musica con massici dosi di dark ambient e noise minimale, puntando, più che sull’aspetto sonico frutto di feedback e wall of sound, su atmosfere più minimaliste e per questo più oscure e morbose.
È musica inquietante, malevola, marcia fino al midollo. Ascoltare “The Medicus” è un bel banco di prova per la vostra sanità mentale, mentre “Stranguary” è la descrizione calligrafica di quello che probabilmente è un omicidio, con tanto di lamenti agonizzanti di una fanciulla.
Chiudono gli oltre 8 minuti di “Sulpher Drip”, l’ultimo sprofondo nel tunnel nella follia.
Questa non è musica metal, e probabilmente non è nemmeno musica, ma rumore. E la musica è solo una delle espressioni del rumore, inteso come tutto ciò che è avvertibile con il senso dell’udito. E questo ci fa comprendere quanto ancora ci sia da esplorare in territori nient’affatto piacevoli.
Solo per menti malate.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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