Lo ammetto, per un periodo (breve, ok) ho pensato di essere troppo vecchio per il metal.
Per il metal attuale, s’intende, non sia mai che io rinneghi la musica che mi ha cresciuto culturalmente e come uomo, mica mi chiamo
Mille Petrozza o
Alex Hellid che prima sputano su quello che hanno fatto prima del disco della “maturazione” e poi, visti gli scarsi risultati commerciali, tornano come novelli innamoratini al vecchio genere musicale che li ha lanciati, thrash o death che sia, accantonando tutto d’un tratto ogni velleità artistica… ma questa è un’altra storia.
Torniamo alla mia vecchiaia. I
Sabaton sono uno dei gruppi di maggior successo degli ultimi anni e puntualmente, come ogni band di successo degli ultimi anni, non mi spiego il loro clamore, non capisco perché, li trovo incredibilmente sopravvalutati e vedere schiere di persone che li esaltano mi hanno fatto pensare per un secondo, lo ammetto, di non capirci letteralmente più un c***o.
E in questo caso, ancor più grave, si tratta di power/classic metal, il mio genere preferito insieme al death metal: non stiamo parlando di
Avenged Sevenfold o
Ghost, che per inciso detesto, ma perlomeno suonano generi più distanti da me e che quindi, in generale, suscitano emozioni più misurate anche dalle formazioni storiche, no qui parliamo proprio di power, di classic, parliamo del fatto che i
Sonata Arctica fanno dischi di cacca da più di 10 anni e fuori dall’Alcatraz c’è la fila nel primo pomeriggio per vederli, una cosa inaudita, ai tempi di “
Silence” andava bene se c’erano 50 sfigati alle dieci di sera.
Allora sì, è evidente, mi sono rincretinito, non ci capisco più nulla, il metal è andato in una direzione e io nell’altra, opposta, poiché sono stato troppo tonto per capire. Questo ho pensato per un secondo.
PER UN SECONDO.Invece no, siete voi i rincojoniti. Fermo restando che si parla di musica e quindi ognuno è libero di ascoltarsi pure Fedez o andiamo a comandare, per carità, ma spacciare i Sabaton per un gran gruppo, beh non ci sto, a costo di rimanere da solo a dirlo.
“
The Last Stand” è l’ennesimo disco inutile (per noi, per loro utilissimo visto quanto vendono) della loro discografia, anzi è uno dei peggiori, almeno con “
Primo Victoria” e fino a “
Coat of Arms” qualcosa si salvava, niente per cui strapparsi i capelli ma qualche buona melodia c’era, seppur senza alcun guizzo o soluzione davvero entusiasmante. Qui, com’è naturale che sia man mano che si va avanti negli anni, si procede nella mediocrità più assoluta, dei pezzi assolutamente senza tiro, un disco
MOSCIO, fonfo, che per un disco che vorrebbe suonare heavy metal penso sia l’offesa più pesante che ci possa essere.
A corollario del vocione catatonico di
Broden, ed assoli a parte che normalmente si salvano, ci sono linee vocali che non funzionano, una pomposità pacchiana che non solo non fa decollare ma affossa ogni brano, poi vabbè ci sono anche pezzi come “
Blood of Bannockburn” che non si salverebbero nemmeno se li arrangiasse
Toni Iommi o
Hetfield dei tempi d’oro.
Di che parliamo?L’ultima immagine che ho dei Sabaton è del
Sonisphere di luglio scorso, quando da trionfatori venivano idoltratrati da un pubblico festante, molto, MOLTO più che
Anthrax o
Saxon…
Ma di che stiamo parlando?Un metal plasticoso, scenico, inoffensivo, fatto di video, di social networks, di likes invece che di riffs. Per di più con un look da coatti, fatti di pantaloni mimetici per non parlare della capigliatura di Broden.
E sapere che pure
Tommy Johansson, mio amato compositore e chitarrista in
Golden Resurrection e
ReinXeed, s'è piegato al dio denaro entrando nella lineup...che tristezza.
Qui siamo alla deriva, allo sbando completo. Ed io a bordo di questo carrozzone non salgo, fossi anche l’ultimo della Terra a sostenerlo.
Ridatemi il metal che c’era fino a 15 anni fa.