"On this day, I see clearly, everything has come to life. A bitter place and a broken dream, and we'll leave it all, leave it all behind.."La mia storia con gli
Alter Bridge è legata a doppio filo ad una persona, Adam Copeland aka Edge. Per chi non lo conoscesse, Edge è uno dei wrestler più importanti degli ultimi 15 anni, pluri campione mondiale WWE, attore e personaggio dal carisma smisurato. La sua entrance theme in WWE era, appunto, un brano della band di Orlando, nello specifico "Metalingus".
Ecco, proprio da "Metalingus" è nato il mio amore per gli Alter Bridge, mutuato tra l'altro da una passione già viva per i Creed, vecchia band di
Tremonti, Marshall e Phillips. "One Day Remains" rimane, scusate il gioco di parole, uno dei miei album preferiti di sempre e in generale
Myles Kennedy e soci mi hanno sempre regalato belle soddisfazioni.
A volte più, come con lo splendido "Blackbird" e il pur ottimo "Fortress", a volte meno, come con il discreto "AB III", sicuramente non all'altezza del resto della discografia floridiana, e con il concerto al PalaSesto di qualche anno fa, dove ho visto ahimè una band un po' spenta. Ci ha pensato poi Mark Tremonti col suo progetto solista a tirarmi su di morale, ma questo è un altro discorso.
E' quindi con un certo bipolarismo che mi sono approcciato a questo nuovo "
The Last Hero", affrontato senza aver prima ascoltato nulla del disco stesso, provando a godermelo tutto d'un fiato, senza pregiudizi.
Il risultato? Il solito, solidissimo album degli Alter Bridge.
Il problema? Il solito, solidissimo album degli Alter Bridge..ma dannatamente lungo, con troppi filler e troppi pochi picchi. Il che può sembrare un po' un controsenso, ma "The Last Hero" è esattamente così: un bell'album, con un buon numero di belle canzoni, altre canzoni discrete (ma mai brutte o insufficienti) e un paio di bellissimi brani, su tutti "
My Champion", che si dipanano lungo 66 (SESSANTASEI) minuti. Troppi. Brani che finiscono con l'assomigliarsi eccessivamente e che rendono l'ascolto filato davvero difficoltoso. Singolarmente funzionano, sono interessanti e si lasciano ascoltare, ma tutti insieme sanno di minestrone poco salato, quasi insipido.
La sensazione generale che dona questo lavoro è che Kennedy & Co. si siano un po' seduti dopo il successo degli ultimi 10 anni e che, in particolare, Tremonti abbia dato tutto in fase di songwriting per il suo lavoro solista, ottimo peraltro, tralasciando un po' il lavoro relativo alla band madre. Il corollario di questa tesi è che gli Alter Bridge stessi dovrebbero invece pescare dalla produzione solista di Tremonti, risucchiando soluzioni più heavy in favore di un approccio radio-friendly che a volte rischia di risultare eccessivamente stucchevole.
Se cercate qualcosa di nuovo negli
Alter Bridge non cercatelo qui, perchè non lo trovereste. Se invece cercate i "soliti" Alter Bridge, allora "
The Last Hero" è il disco che fa per voi. Io mi limito, con un pizzico di ignavia, a stare nel mezzo, ad ascoltarlo con piacere ma a non riuscire a goderne appieno, ad esultare sguaiatamente come mi capitava ogni volta che in un'arena americana risuonava un certo ritornello..
Quoth the Raven, Nevermore..
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