Un altro gruppo all’esordio (sulla lunga distanza, dopo l’
Ep “
Dull daze”) che prova a farsi largo nel congestionato panorama discografico contemporaneo.
Si chiamano
Cunning Mantrap, sono tedeschi e in “
Hazmat” cercano di far convivere la storia dell’
hard rock blues (Cream, Grand Funk, Blue Cheer), il versante più accessibile dello
stoner (Queens Of The Stone Age) e dosi significative di
grunge (Nirvana, Alice In Chains, Stone Temple Pilot), mescolando il tutto con un pizzico di approccio “progressivo”.
Il risultato è abbastanza gradevole, i nostri ostentano buone capacità tecniche e comunicative, una discreta varietà d’idee e soprattutto quando cercano un’intrigante strada “alternativa” all’imperante già sentito (la cangiante “
Detox”, l’acustica “
Weary”, tra Led Zeppelin e Days of the New e l’eccellente “
The future II”, una sorta di Bush in acido …) si rivelano parecchio promettenti.
Capace di sfruttare con sufficiente perizia l’energia primordiale del
rock n’ roll (“
Red”), la
band procura nell’astante un certo piacere uditivo anche nei frangenti più “commerciali” (“
Play the prophet”, “
Uncanny valley” e la
ballatona “
A light that should have shined”), evitando di scadere in strutture sonore particolarmente scontate e fastidiosamente derivative, ma in tutta franchezza credo che insidiare “gente” del calibro di Foo Fighters con il materiale compositivo attualmente a disposizione del
power-trio di Colonia sia un’impresa abbastanza proibitiva.
Il “tentativo” è interessante, merita di essere seguito con attenzione nei suoi sviluppi e di essere promosso fin da ora con una valutazione positiva, da intendere anche come incoraggiamento a non desistere nella ricerca del “proprio” suono.
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