"I: the Great Work".
Un titolo impegnativo per un album che mi ha sorpreso perché inaspettato nella sua preziosa essenza.
La Sick Man Getting Sick Records ristampa, sia in edizione vinile che CD, il primo demo degli americani
Sallow dandoci la possibilità di entrare in contatto con questa oscura realtà dell'underground d'oltreoceano che, senza mezzi termini, ci mette tra le mani un lavoro splendido.
Quattro brani, mediamente lunghi, che sanno amalgamare la tradizione del genere Black Metal, con riferimenti ai primi, leggendari, Ulver o ai Taake più epici, e le più moderne visioni in chiave "Cascadian" che trovano riscontro, invece, nei riferimenti ai Wolves in the Throne Room più mistici o ai Velvet Cacoon meno acidi del capolavoro "Genevieve", il tutto in grado di dare vita ad un suono epico, fortemente intriso di Natura, di malinconia, di vastità, e costantemente in bilico tra stupefacenti aperture melodiche e furiosi blast beats, sottolineati da uno scream selvaggio e doloroso, che quasi non ti lasciano respirare.
I
Sallow danno prova di avere un enorme talento per la melodia evocativa: le loro composizioni, infatti, lasciano sbalorditi per la carica di pathos che riescono a veicolare e per gli intrecci tra strumenti elettrici e strumenti acustici che prendono l'anima, la fanno letteralmente a pezzi, e la gettano via, sanguinante, in modo impietoso ed affascinante con una enorme forza catartica.
Un album di esordio così ricco di momenti esaltanti (ogni brano ha al suo interno diverse idee molto sopra la media), così denso di carica passionale ed afflato poetico è merce rara, se non rarissima, e sapere che esso proviene da una piccolissima nicchia di mercato, come quella "occupata" dai
Sallow, non può che farmi piacere per la carica di speranza che ancora posso riversare nella amata, da me, musica estrema.
Non so quanti tra voi siano attratti dalle sensazioni evocate da una musica così affascinante nel suo oscuro lirismo, così violenta nel suo soffio sferzante e così dolce nelle sue incredibili e soffici melodie, ma mi auguro che
"I: the Great Work" non passi inosservato e si sappia ritagliare il suo giusto spazio nei cuori di chi ama l'arte. Quella vera!
Quando l'emozione si scioglie nelle note.
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