Fino a qualche anno fa una band come i Soilent Green sarebbe stata liquidata come grezzo relitto del passato, barbari ignoranti nemici del buon gusto e della tecnica metallica. I tempi cambiano, ed ora la formazione guidata dall’orco Ben Falgoust sta ottenendo dalla critica considerazione un po’ovunque, malgrado non abbia modificato nulla del proprio impatto ultra-heavy ed ossessivo.
Oltretutto la formazione della Louisiana ha finora raccolto meno di ciò che forse meritava, causa una lunga serie di sfortunate vicissitudini che ne ha limitato la carriera discografica. Infatti “Confrontation” è soltanto il quarto album in circa quindici anni di attività, ma la lunga pausa intercorsa dal precedente lavoro è perlomeno servita a mettere a fuoco l’impianto devastante.
I Soilent Green ragionano alla vecchia maniera, per loro l’heavy metal è caos, pesantezza, violenza, rabbia, dolore, sangue, tutto visto in un’ottica cupa, minacciosa, torbida, un’atmosfera piena di presenze maligne che scaturiscono forse da quelle credenze voodoo ancora così vive nell’area di New Orleans, che il gruppo bazzica costantemente.
Dall’album si sprigionano i medesimi fetidi miasmi di palude che abbiamo già respirato con Down, Crowbar, Eyehategod, Suplecs e tutta la cricca dei picchiatori della Louisiana, in una forma più esasperata e metallica.
Frammenti di thrash malato, schizzi grind-core, soffocamento sludge, vischiosi accenni Sabbathiani, brani che partono con accellerazioni selvagge e furibonde, sprofondano improvvisamente in baratri ammorbanti, per poi rilanciarsi ancora più isterici e belluini in un delirio di estremismo animalesco. Ma non si tratta di un pestare vuoto ed ottuso, c’è molta attenzione alle dinamiche delle canzoni, strutture articolate, fondamenti blueseggianti, anche se tutto mascherato sotto la rauca e furiosa violenza metal ed il rantolo bilioso del cantante. C’è più sostanza e ragionamento di quanto può sembrare al primo ascolto epidermico ed è questo che differenzia un gruppo come i Soilent Green da certi fenomeni dell’ultima ora, tutti urla e cattiveria ma privi del vero spirito iconoclasta che deve animare il metal.
“Confrontation” è il disco da mettere vicino alle ultime fatiche di High on Fire, Mastodon, Mistress, per un ritorno alle origini di questo sound che si riappropria della sua essenza di musica disturbante ed inadatta ad un approccio scanzonato e frettoloso figlio di questi tempi. I Soilent Green, per distinguersi dagli altri nomi citati, aggiungono un’impercettibile filo di tradizione sudista, cosa che negli States ha permesso loro di essere considerati abbastanza trasversali da dividere il palco tanto con i Pantera quanto con i Brutal Truth quanto ancora con i Clutch, risultato più che positivo per un gruppo che non potrà mai ambire al grande pubblico neanche in ambito metal. Roba di nicchia, ma di grande qualità.
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