Continua l'operazione di ristampa mondiale di ogni uscita death metal da parte della
Vic Records che per una volta non si occupa di materiale proveniente dai nineties, magari di formazioni che sono riuscite a pubblicare solamente un full length prima di scomparire nell'oblio: è il caso odierno quello dei
Detonation, band di Utrecht che dal 2002 al 2011 è riuscita a sfornare ben quattro dischi, di cui i primi tre peraltro per la rispettabile
Osmose Productions...a parte l'ultimo, ovvero Detonation del 2011 appunto, che puntualmente la Vic ci ripropone a distanza di soli cinque anni, e ci pare poco dato che in questi giorni siamo abituati a distanza di circa 20 anni, anche e soprattutto nel sound.
Infatti "
Reprisal" a differenza di tutto il resto del materiale di cui ci stiamo occupando, suona odierno e quindi non siamo di fronte ad un prodotto adatto per nostalgico: anche il death metal dei nostri è decisamente più elaborato ed intricato rispetto al classic old school death metal, qui ci troviamo di fronte a continue e brusche decelerazioni e blastbeats, un growl che è totalmente direzionato sullo scream, continue ed infinite scale chitarristiche anziché dei classici riffoni monolitici, insomma il death metal 2.0 che abbiamo conosciuto in questi anni più vicini a noi.
La band si dimostra più che padrona dei propri mezzi, d'altronde nella lineup troviamo membri che hanno figurato in band come i
Prostitute Disfigurement, i tecnicissimi
Apophys, persino i
Delain, e ne risulta un death metal molto articolato ma che trova i propri limiti nella ripetitività e nella scarsità di impatto, ok il saper suonare e qui senza dubbio mi tolgo il cappello ma dopo l'ascolto di "Reprisal" poco rimane e non c'è brano, a parte "
Absentia Mentis" in cui c'è l'ombra di una sinistra melodia a far da hotspot ed un assolo più che efficace, che si possa memorizzare.
Tanta tecnica messa poco e male a disposizione della musica e dell'intento stesso della musica, come al solito chi è molto preparato a livello tecnico si sente protagonista più della musica che suona e pensa più a mettersi in mostra e sfoggiare le proprie competenze che ad impressionare l'ascoltatore con ottime composizioni.
Il death metal difficilmente arride ai mostri di tecnica, e questo disco lo conferma. In ogni caso gli amanti del technical death metal potrebbero trovare pane per i propri denti.
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