La Tasmania è da (e per) sempre terra circondata da misteri e acque selvagge.
La culla "del
wara wana", della perma(nent-agri)cultura, di cosmogonie millenarie complesse
e di correnti di ogni sorta è teatro di questa eccelsa opera prima.
La retorica di approccio a questo album è scarna, fisica, anzi fisiologica: tocca "manovrarsi con Valsavia" per equilibrare i 'gradienti' pressori nelle varie direzioni.
Failure, Subsidefa centro dai primi ascolti perchè è una trascrizione inossidabile e fluida.
Non vi è chiesto nessun apprendistato nè alcuna sottomissione. Anzi. Vi basti aver già ascoltato musica Estrema, sennò, aver buoni propositi a riguardo.
Stop: il resto accade.
E sottolineiamo con piacere il cesello e la sagacia della fondante Season of Mist.
Che gioia, peraltro, tirare linee tra punti remoti sfruttando le maestranze intenzionali, tanto convergenti quanto espanse, dei quattro australiani.
Capo-saldo, su scala annuale, poichè, sposta gli ascolti di tutto un movimento e mette in palinsesto
cosa e
come agire nei mesi venturi.
Tralascio le ottime a favore delle eccelse:
02 Ashes in Bloom
06 Vessel
07 Ruin
'difettabilità':
alcune "attese doom", qualcosa tra le trame interlocutorie di
Wither (forse) e il monicker (forse)
...con l'auspicio, che fra Voi, ci siano tiz* che prediligano determinati numeri nella successione delle tracce.
Che... gli aneddoti personali abbiano un loro deposito, qui, e che il Sig. "Dope" metta un Suo imprescindibile sigillo.
Buona "fine"
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