Il violento martellamento elettronico dell’iniziale “War is peace” chiarisce subito la posizione dei Velcra, band finlandese al suo secondo album.
Crossover duro ed incalzante, un fiume di basi computerizzate e grande attenzione alla componente melodica, schizzi di rabbia metallica e qualche scampolo rappato, un tocco di sensualità inserito nell’interpretazione della cantante Jessi, aggressività sintetica e frastuono metropolitano.
Nulla che ci sorprenda in questa proposta, comunque i Velcra eseguono diligentemente gli schemi previsti dal genere riuscendo ad ottenere il necessario amalgama tra cattiveria scenografica e pilotata ed orecchiabilità heavy da grande pubblico.
Brani come “For my loneliness I pay” o “Corruption” esprimono quella tensione a metà tra visioni futuriste e concretezza da classifica che ha fatto la fortuna di gente come Korn, Prodigy, ecc, o che abbiamo trovato recentemente esasperata nell’ultimo lavoro di Alex Empire. L’atmosfera dell’album è ovviamente industriale, urbana, tecnologica, con i ritmi implacabilmente robotici che fanno da sfondo alle evoluzioni melodiche della vocalist, la vera componente umana in una struttura volutamente meccanica.
Nell’insieme i Velcra possiedono una certa orecchiabilità anthemica che, unita alla compressione rabbiosa di fondo, dovrebbe piacere al giovane pubblico seguace di questo genere. Il livello dei brani è ancora un po’troppo uniforme anche se qualche rara variazione affiora, vedi l’interessante costruzione di “The bong song” dove una delicata linea vocale contrasta una robusta base elettronica quasi danzereccia.
Un lavoro ben fatto, discreto, ma chiaramente settoriale.
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