Copertina 6

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2016
Durata:45 min.
Etichetta:Punishment 18 Records

Tracklist

  1. FALLING DOWN
  2. IMP OF PERVERSE
  3. EGO SHIELD
  4. TOGETHER AS DIVIDED
  5. CHAOTIC MUSE
  6. THE OUTSIDER
  7. THE BELIEVER, THE AGNOSTIC AND THE BRUTAL TRUTH
  8. CLAWS OF FATE
  9. PARANOIA
  10. DAZED BY PAIN

Line up

  • Matteo Ventura: drums
  • Michele Donato: guitars
  • Alessandro Mantelli: bass,vocals
  • Giorgia Alfonsi: keyboards

Voto medio utenti

Suonare oggi un genere in cui si presume sia stato detto tutto come il melodic death metal è realmente una sfida monumentale.
Il rischio di derivare nel metalcore è alto come anche la possibilità di eccedere nelle sperimentazioni elettroniche, tradendo così lo spirito proprio del metallo della morte; sono pochi gli ensemble che si elevano dal mare di pubblicazioni spesso pressochè identiche.
E quando si ha la fortuna di imbattersi in tali gemme (Insomnium, Mors Principium Est, Solution.45) si resta abbagliati e stupiti da quanto ancora ci sia da dire.
Purtroppo questo "Mindframes", secondo lavoro sotto Punishment 18 Records e terzo full length per i padovani Algol, non riesce ad emergere restando in una sorta di limbo in cui concepire tutto ed il suo contrario.
Il cambio di line-up che ha portato la tastierista Giorgia Alfonsi ad unirsi ai deathster veneti non ha sortito un'impennata di fantasia, anzi nel corso del platter spesso il suo lavoro si limita ad una tessitura quasi sotterranea e non particolarmente incisiva.
L'album parte con un buon tiro con l'opener "Falling down" ma poi prosegue traccia dopo traccia quasi per inerzia senza quel guizzo tale da stamparsi nel cervello, senza il pezzo "spacca ossa" che ci si aspetterebbe in un album death.
La professionalità e la preparazione dei nostri è evidente, del resto calcano le scene da quasi 20 anni, e brani come "Together as divided", "Claws of fate" e "Dazed by pain" ne sono testimonianza, rendendo comunque i 45 minuti dell'album gradevoli all'ascolto ma la prova del tempo è abbastanza impietosa visto che già al secondo giro nel lettore inizia a sentirsi la voglia di saltare le tracce.
Il motivo di tale poca incisività si può intuire forse da quanto il gruppo dice di sè stesso e della propria musica definendola un melting pot di thrash/death classico con influenze moderne: in questo modo si resta spiazzati senza capire dove vogliano andare a parare.

In definitiva un disco comunque piacevole per passare del tempo "scapocciando" ma che non riesce a far presa, finendo probabilmente per lasciare poche tracce.
Recensione a cura di Alessandro Zaina

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