Quella dell'americano
Mathew Roth è una musica intima e minimalista, che personalmente trovo un po' noiosa e piatta, ma è innegabilmente elegante, a tratti piacevole, interamente strumentale, sulla falsariga di artisti contemporanei quali
Philip Glass, Michael Nyman o
Ludovico Einaudi.
Tra momenti, per così dire, "tradizionali" (
"An Overture Of Ice", "Patterns Of Decay", "Those Who Sank"), veri e propri omaggi all'opera del sopraccitato
Glass (
"Awakened By Frost" e la successiva
"Hollow Seeds" sembrano prese dalla colonna sonora di
"The Hours"), contrappunti leggermente più elaborati (
"Looking Glass", "Emergence"), barocchismi timbrici e dinamici (i sintetizzatori eterei di
"Bones We Clung To" o della conclusiva, e a tratti ambient,
"Notwithstanding", o le armonie sospese della titletrack), i 52 minuti di
"The Vulture & The Sparrow" scorrono inesorabili lasciando comunque quel senso di pace e di armonia caratteristico di questa musica.
Troppo distante dai canoni del rock in genere per poter dare un voto...
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