Copertina 7

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2016
Durata:30 min.
Etichetta:Vàn Records

Tracklist

  1. DEADLY PLEASURES
  2. FIRE AGAIN!
  3. ONE MORE DOSE
  4. THE BLACKEST EYES
  5. BLOOD SUCKING LUST
  6. DR. SPEED
  7. MIDNIGHT GHOUL
  8. EAT YOU ALIVE
  9. ISLAND OF LOST SOULS

Line up

  • Vanik: guitars, vocals
  • Ed Stephans: bass
  • Al Biddl: drums

Voto medio utenti

Che botta, ragazzi. Trenta minuti sparati a mille senza un istante di pausa per questo debut album omonimo degli statunitensi Vanik, praticamente one man band del chitarrista/cantante Shaun Vanek che dopo un passato in vari gruppi (Midnight, Vandallus, Whitespade, Eternal Legacy, Breaker, Manimals, Sixx) ha deciso di lanciarsi in un’avventura solitaria. Per fare ciò si è avvalso della collaborazione del batterista Al Biddle (Toxic Holocaust, Cauldron) e del bassista Ed Stephans (Gluttons, Ringworm) con i quali ha registrato tutto live nei Mercinary Studios in una sola settimana.

Nato da vecchi demo, “Vanik” è un mix di heavy metal, horror punk, speed e thrash che viaggia costantemente con l’acceleratore a tavoletta e che martella dall’inizio alla fine l’ascoltatore lasciandolo senza respiro. Prendete il riffing sfrontato e diretto dei Motorhead, l’aura malvagia dei primi Venom e il punk dei Misfits, agitate tutto per bene, raddoppiate la velocità e l’impatto sarà davvero violento. Produzione leggermente old style ma bella piena e adeguata agli standard del 2016 anche se non precisissima, sebbene per il genere suonato e per il fatto che la registrazione è stata fatta dal vivo non ci si possa davvero lamentare.

L’introduttiva “Watch You Die” è il perfetto esempio di opener “spaccatutto”, dritta al sodo già dalla prima nota, sempre tiratissima e senza fronzoli. Non si può non aver voglia di lanciarsi in un furioso “distruggere qualunque cosa intorno” dopo aver ascoltato le 9 canzoni contenute nell’album, passando allegramente dalla cattivissima “Blood Sucking Lust” alla strumentale “Dr.Speed” il cui nome dice proprio tutto.

Non è un disco epocale né un top album e molto probabilmente non era nelle intenzioni originali quella di passare alla storia, eppure in un modo tutto suo riesce a farsi sentire a voce alta. Dirompente, con una copertina minimal da locandina di un teatro degli orrori, magari un tantino monotono, carico di energia, perfetto per una mezz’ora di divertimento e devastazione.
Recensione a cura di Massimiliano 'Koru' Cammarota

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