Le mie fiere origini “montagnine” mi hanno fatto avvicinare con fiduciosa simpatia a un gruppo che decide d’intitolare il suo primo albo ”
We come from the mountains”, mentre decisamente meno rassicurante è scoprire che l’autorevole collega
Alfieri ha accolto in maniera alquanto tiepida il suddetto debutto.
Personalmente, alla luce dell’ascolto del nuovo
full-length “
Death tunes”, considero i
Tiebreaker un gruppo dalle discrete potenzialità, leggermente maturato in efficacia rispetto all’esordio e in grado di sviluppare ulteriormente una propria personalità all’interno delle immarcescibili sonorità del
classic rock.
Ancora un po’ carente nella tensione espressiva, la
band nordica è da lodare per come coniuga influenze provenienti da “epoche” diverse (dai Led Zeppelin ai Nickleback, passando per Pearl Jam e Molly Hatchet), aggiungendo un’interessante sensibilità melodica a un approccio complessivo in prevalenza piuttosto fisico e diretto.
La voce di
Thomas Espeland Karlsen, che con un pizzico d’immancabile gusto per l’iperbole potremmo definire un ipotetico incrocio tra
Mark Farner e
Eddie Vedder, pur senza apparire pienamente in controllo delle sue notevoli qualità fonatorie, marchia a fuoco i brani maggiormente più riusciti del programma, che si chiamano “
Hell”, “
Pan american grindstone” e “
Commando”, solidi passaggi
hard-blues, “
Anywhere but here” (tra Hellacopters e The Black Crowes) e “
The deep”, maggiormente disinvolti, e “
Building up to die”, la
best in class del disco, gravida di pulsazioni dense e melodrammatiche.
Non male, infine, sebbene non riescano a convincere del tutto, la dissertazione
grunge denominata “
Cannonball”, l’energica “
Killer” (una sorta di rivisitazione lievemente sbiadita dei Rival Sons), la fremente “
Float away” e il crescendo
bluesy “
Heavy lifting”, abbastanza suggestivo e tuttavia eccessivamente ridondante e diluito.
La strada è corretta, ma è anche molto frequentata e da parecchia “gente” che ha dimostrato di possedere al momento qualcosa in più dei nostri norvegesi … staremo a vedere se durante questo impervio e competitivo percorso sapranno trovare lo slancio necessario a “fare la differenza” …
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