Escluso il live "Skeletons In The Closet", pubblicato nel 2003, l'assenza dei Gamma Ray sulle scene si prolungava dal 2001, quando intorno all'11 Settembre la formazione tedesca diede alle stampe il profetico "No World Order!". Non è una novità come, con il passare degli anni, la band capitanata del singer/chitarrista Kai Hansen si sia allontanata sempre più dalle tipiche atmosfere "happy metal" dei fortunati "Land Of The Free" e "Somwhere Out In Space", per andare ad abbracciare un suono maggiormente ruvido e potente. Il nuovo "Majestic" non fa altro che riconfermare questa linea, prendendo spunto in particolare dalle atmosfere compatte dei Judas Priest e non disdegnando di ostentare una vena profondamente hard rock. A dimostrazione di quanto appena detto giunge la title track, caratterizzata da un riffing dal sapore orientale e molto vicino ai Rainbow o agli Uriah Heep. Anche "How Long", con il suo incedere tipicamente anni '80, lascia trasparire delle reminiscenze del periodo di "Sigh No More", mentre "Blood Religion" sposta i riflettori sulle composizione più epiche e "rock oriented" degli ultimi Iron Maiden. C'è spazio anche per brani tirati come l'opener "My Temple", che colpisce grazie ad un andamento quasi thrash che, nel break centrale, sfocia in una palese citazione di "Sabbath Bloody Sabbath". "Fight", "Strange World" ed "Hell Is My Home", pur continuando a ricordare i Priest, sanno amalgamare sapientemente le influenze "british" con un'abbondante dose di melodie e refrain che faranno la gioia di ogni fan degli Helloween d'annata, menzionati in maniera palese anche nell'incipit di "Spiritual Dictators", quasi un tributo a "Victim Of Fate". Nonostante il DNA delle zucche di Amburgo sia sempre ben in evidenza, le atmosfere evocate dall'ascolto di "Majestic" suonano tutt'altro che scanzonate, riportando alla memoria i momenti più pesanti e malinconici dei due precedenti album. Sorprende "Condemned To Hell", introdotta da un riff quasi "nu metal" (definizione da prendere con le pinze) che va ad inserirsi in un brano che non avrebbe sfigurato nella discografia degli Iron Savior, mentre la menzione d'onore viene meritata dalla conclusiva suite "Revelation", dove nell'ambito di quasi 9 minuti viene posto l'accento sul lato più epico dei Gamma Ray. Ancora una volta i fan che attendevano un nuovo "Somwhere Out In Space" resteranno delusi, mentre coloro i quali hanno apprezzato le ultime release di Kai & co. scopriranno un disco energico e destinato a crescere con gli ascolti.