Sempre bravi gli
Stamina. Ma stavolta un pochino meno del solito, almeno a giudicare dalle reazioni contrastanti suscitate da questo
“System Of Power”…
Ne è passata di acqua sotto i ponti da quel
“Permanent Damage” che ancora ascolto volentieri quando capita l’occasione. Oggi, a distanza di dieci (!) anni, gli italiani hanno visto andare e venire molti compagni d’avventura, con i soli
Luca Sellitto e
Andrea Barone a “tenere duro” portando avanti il progetto; in questa ultima incarnazione del combo, la novità di maggior rilievo è sicuramente il nuovo cantante
Alessandro Granato, talentuoso epigono di sua maestà
Göran Edman (e solo per questo dovrebbero partire degli applausi sulla fiducia).
La miscela di power, prog, hard rock e AOR dei nostri è sempre riuscita, ma l’ho trovata meno “temeraria” del solito, soprattutto verso la fine dell’album.
“Holding On” va subito a colpo sicuro con un attacco dreamtheateriano e un ritornello ultra-orecchiabile di derivazione Eighties.
“Must Be Blind” si avvicina maggiormente alle esperienze più recenti di connazionali come DGM o Noveria, anticipando la più canonica
“One In A Million”, dall’intro esotico/cinematografico.
“Undergo” è un altro brano riuscito, un lento elaborato che alterna momenti soffusi ad altri più drammatici, e fa il paio con
“Love Was Never Meant To Be”, dove si riconoscono gli
Stamina delle origini, più arditi e meno scontati. La musica cambia dalla titletrack in poi:
“System Of Power”, nonostante l’ottimo e variegato intro, evolve in modo poco convincente tributando in maniera un po’ sterile gli anthem dei Dio; stesso discorso si può fare per
“Why”, dove il contrasto tra preludio sinfonico e strofe malmsteeniane suona un po’ forzato; zero sorprese anche nella conclusiva
“Portrait Of Beauty”, un sentito omaggio all’hard rock melodico ottantiano ma niente di più.
Non fraintendetemi, ce ne fossero di dischi così. Ma dagli
Stamina mi sarei aspettato un po’ più di coraggio…
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