Ci sono tanti motivi per amare “
The evil smoke possession”, ma d’altro canto ce ne sono anche parecchi per dubitare e rischiare di considerarlo l’ennesimo tentativo di accodarsi a un
trend ormai davvero dilagante.
Gli enigmatici
UfosonicGenerator appaiono completamente immolati alla dottrina sonica e concettuale di Black Sabbath, Pentagram, Leaf Hound, Lucifer’s Friend e Budgie, e ciononostante il
feeling, la vocazione e l’intensità espressiva che profondono non può essere scambiata per un esercizio di mero
revival.
Mi rendo conto che si tratta, in realtà, di una valutazione ben poco “oggettiva” e allora vi propongo di sottoporre il vostro apparato
cardio-uditivo a un piccolo esperimento: ascoltate con mente sgombra da “pregiudizi” il terzo brano in scaletta: se il giro armonico circolare e il finale acustico di “
At witches bell”, abilmente condotti dalla voce evocativa e magnetica di
Gojira, non vi obbligano a una forma di prepotente soggiogamento sensoriale, beh, forse non “viviamo” la materia musicale allo stesso modo e questa “roba” non fa per voi.
A quelli che non avessero ancora abbandonato la lettura, assicuro che il resto del programma non è emotivamente inferiore del suddetto archetipo, e che anche laddove il senso di
dejà-vu si percepisce in modo abbastanza distinto, rimanere indifferenti di fronte a tanta appassionata e illuminata devozione è assai difficile.
Il disco risulta dunque una sorta di operazione di “recupero storico” legittimata dalla competenza e dall’attitudine di musicisti parecchio “coinvolti”, capaci di sfornare pulsanti frammenti di caliginoso
hard-rock come “
Sinful portrait”, “
Anapest” e la liturgica “
Master of godspeed” oppure lunghe e ribollenti dissertazioni
doom-blues come “
Meridian daemon” o come la perniciosa “
Silver bell meadows” (
Lee Dorrian apprezzerebbe, ne sono convinto …), dimostrando di possedere un risoluto “carattere” tecnico/compositivo seppur all’interno di un
modus operandi assolutamente rigoroso.
La sinistra e beffarda “
Mowing devil” e le spirali imbevute d’inquietudine della stregonesca
title-track rinsaldano le cospicue qualità di un ottimo lavoro, che riesce nell’impresa di far fruttare il “debito” di riconoscenza pagato nei confronti dei
Maestri … un risultato encomiabile, sotto tutti i punti di vista.
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