Copertina 8

Info

Anno di uscita:2017
Durata:49 min.
Etichetta:Metal Blade Records

Tracklist

  1. BARN BURNER
  2. ETERNAL RECURRENCE
  3. THE ONLY CURE
  4. THE SCIENCE
  5. SPAWN AND FEED
  6. CHASING ECSTASY
  7. KANVAS
  8. THRIVE
  9. COAST TO COAST

Line up

  • Jake Oni: vocals
  • Martin Andres: guitars
  • Brandon White: guitars
  • Chase Bryant: bass
  • Joe Greulich: drums
  • Johnny D: Xylosynth

Voto medio utenti

Davvero niente male l’esordio di questi ONI. La proposta non è proprio delle più accessibili, e parte da un tech/extreme metal di scuola Protest The Hero/The Human Abstract per contaminarsi di progressive, metalcore, djent, fusion, e tanta (a volte troppa) altra roba.

Gli assi nella manica di questi giovani canadesi sono Jake Oni (cantante a dir poco versatile) e lo Xylosynth, uno strumento unico nel suo genere che piega la forma e le tecniche esecutive dello xilofono alle timbriche di derivazione sintetica.

Si comincia con “Barn Burner”, un biglietto da visita coi controfiocchi che sintetizza quanto espresso precedentemente con una spavalderia che di recente ho percepito solo nei Good Tiger. La successiva “Eternal Recurrence” stupisce per il break dalle tinte sinfoniche, mentre “The Only Cure” fa tesoro degli insegnamenti degli Slipknot portandoli alle più estreme conseguenze. L’epica “The Science” è davvero “troppo”: echi di Periphery, momenti prog, melodie spigolose, non si amalgamano così bene tra loro e lasciano quel leggero mal di testa che viene sanato soltanto dalla più canonica “Spawn And Feed”, heavy-prog quanto basta (ma sempre "molto ONI") e caratterizzata da una superba coda delirante. La breve e curiosa “Chasing Ecstasy” (immaginate Malmsteen sotto anfetamine) prelude all’ansiogena “Kanvas”, dall’inizio morbidissimo di matrice jazz ma dall’evoluzione al cardiopalma. “Thrive” e “Coast To Coast”, a mio avviso, trovano il giusto equilibrio tra i momenti più melodici e quelli più rocciosi, con ottimi assoli di Brandon White e di Johnny D a impreziosire il tutto.

Voto “dopato” per il coraggio (e la follia) del combo, ma sono abbastanza sicuro che il meglio debba ancora venire…
Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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