Copertina 7,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2016
Durata:72 min.
Etichetta:Pure Underground Records

Tracklist

  1. SUBMISSION
  2. HIPER DRIVE
  3. STOP FEAR
  4. LET YOURSELF GO
  5. ROD SACRED
  6. STRANGE LIFE
  7. RADIO
  8. DON'T FEAR THE RAIN
  9. LIVE YOUR LIFE AGAIN
  10. LONELY BETWEEN MASS OF PUPPETS
  11. THE MISTERY OF QUID
  12. CRAZY FOR YOU
  13. CIRCLE OF LUST
  14. THE ENTER
  15. DREAMING
  16. WILL OF LIVING

Line up

  • Tonio Deriu: vocals
  • Luca Mameli: guitars
  • Peppo Eriu: guitars
  • Franco Onnis: bass, backing vocals
  • Andrea Atzeni: drums

Voto medio utenti

Sono veramente felice di avere l’occasione di disquisire brevemente dei Rod Sacred, uno degli emblemi più significativi dell’imperitura competitività internazionale del “metallo italiano” e di come certe “passioni” siano difficili da soffocare nonostante le molte difficoltà e le ingiustizie.
Sardi della provincia di Cagliari (non esattamente il centro del Regno del Rock n’ Roll …), fondati nel 1982, dopo l’intensa attività in “cantina”, realizzano un paio di buoni demos, e grazie a un notevole potenziale e a un’enorme abnegazione (superando anche lo shock della scomparsa prematura del chitarrista Paolo Bonilli), raggiungono l’agognata meta discografica nel 1990, con un albo autointitolato pubblicato dalla Metal Master - Metal News.
Poi, analogamente a tanti colleghi, dopo un breve lampo di “notorietà”, la band sparisce dai radar ma non si arrende, fino alla reunion (che conduce alla pubblicazione, nel 1997, di “Sucker of souls”) e alla firma di un contratto con la prestigiosa Pure Steel Records, da considerare, nel suo “piccolo”, una sacrosanta “ricompensa” dopo anni d’immeritato oblio.
Il primo parto della fruttuosa collaborazione è questo “Submission” il quale recupera il programma dell’esordio e lo combina a sette nuove composizioni, in una sorta d’ipotetico (e “insidioso” …) confronto tra il passato e il presente della formazione isolana.
E partiamo proprio dagli inediti, che aprono la scaletta e ci riconsegnano un gruppo potente e ispirato, coagulato attorno alle figure storiche di Franco Onnis e Tonio Deriu, capace di conquistare i sensi di tutti gli appassionati di hard n’ heavy “classico”, che riconosceranno in Scorpions, Riot e Saxon i plausibili modelli principali dei nostri.
Acquisita una “naturale maturità”, l’ensamble cagliaritano si dimostra assai abile nel costruire brani sempre intensi, dinamici e ben congegnati, dalle strutture dirette e non per questo “semplicistiche”, disinvoltamente ripartite tra affilate lamine metalliche (le cadenze pulsanti di “Submission”, il crescendo emotivo della melodrammatica “Stop fear”, le arrembanti “Hiper drive” e “Radio”) e compatti blocchi hard-rock ("Let yourself go” e la suggestiva “Strange life” che enfatizzano le sfumature Atsbury-iane della laringe dell’ottimo Deriu).
Dopo aver certificato la credibilità di un gruppo attrezzato per affrontare le convulsioni musicali del terzo millennio, non rimane che immergersi nella sua “storia”, scoprendo (o “riscoprendo”, nel caso di un’anagrafe un po’ più “datata”…) che le qualità dei Rod Sacred arrivano da lontano e che, seppur caratterizzato da un pizzico di fatale ingenuità, il loro primo disco (soprattutto con pezzi come “Don't fear the rain”, “The mistery of quid”, “Crazy for you” e “Will of living” ...) aveva tutti i crismi per promuovere una carriera artistica gratificante e ricca di opportunità.
Un ritorno da accogliere con grande soddisfazione e senza la benevolenza nostalgica riservata ai “sopravvissuti” … il talento e la palpitante vitalità espressiva di una “vecchia guardia” che non delude e non è ancora per nulla pronta ad abdicare.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 22 gen 2017 alle 17:19

questo disco l'ho visto recensito nel primo numero di HM che ho comprato nella mia vita... mi pare ci fossero i Negazione in copertina...

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