Se il precedente
Subconscious Metamorphosis era una sorta di viaggio mentale attraverso gli abissi interstellari, il nuovo album dei
Lorn,
"Arrayed Claws", che esce sempre per l'attenta I, Voidhanger Records, ha un approccio decisamente più "fisico" e violento (giustamente sottolineato nel flyer di presentazione) in grado di condurre il gruppo ad esplorare le regioni della morte nelle quali sono il caos e la disperazione a regnare sovrani.
Il suono del gruppo di Bolzano diventa molto più freddo, dissonante e caotico e sembra volersi distaccare da una dimensione prettamente black metal per esplorare, invece, un prisma di elementi più ampio, dal respiro moderno ed assolutamente asettico.
Le traiettorie in qualche modo contorte degli ultimi Deathspell Omega, l'approccio vagamente industriale e quasi del tutto strumentale degli Spektr (soprattutto), una certa fascinazione per il post metal, possono essere visti come il punto di partenza per la costruzione di un album che, momenti Dark Ambient a parte, non lascia mai respirare l'ascoltatore azzannandolo con le gelide dissonanze delle chitarre e con atmosfere che, letteralmente, lacerano la pelle e corrodono le carni in un abisso di suoni dilatati, sinistri elementi psichedelici e astratti monoliti di dolore.
I
Lorn dimostrano di essere "qualcosa" di cui avere paura: la loro musica non è amichevole, il loro black metal non è solo black metal ma anche, e soprattutto, alienazione, le loro lunghe composizioni diventano una odissea verso la fine di ogni cosa, verso la fine di tutti noi, verso una fine alla quale non si può sfuggire.
"Arrayed Claws" è, dunque, un album estremo, psicotico e, come ricordavo più in alto, violento, molto più violento di qualsiasi cosa fatta dai
Lorn fino ad ora, una violenza, badate bene, concreta e dannatamente aliena alla quale, difficilmente, potrete abituarvi, ma nella quale sarete risucchiati durante l'ascolto di un album che è un vero e proprio gioiello dal fascino purificatore.
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