Eccoci al cospetto di quel tipo di album che al primo ascolto dici: "wow bello", al secondo ascolto: "bello si, ma questo passaggio non mi convince", al terzo ascolto: "buon album nulla più"
Appunto, buon album e nulla più, per carità senza gridare al miracolo, che in tempi di vacche magre si cerca di trovare il meglio anche dove la proposta musicale si limita ad alcune tracce sopra la media, mentre tutto il resto cade nel dimenticatoio troppo presto... diciamo al "quarto ascolto".
Ottavo album per i
Firewind pubblicato per
Century Media Records e prodotto da
Dennis Ward (Unisonic, Pink Cream 69)
"Immortals" arriva a distanza di cinque anni dal precedente lavoro “Few Against Many”,
Tornando al nuovo album, spicca subito il fatto che si tratta del primo concept per i
Firewind, incentrato interamente sulla Battaglia delle Termopili e di Salamina del 480 a. C. tarttandosi di una band greca, trovo la scelta di cimentarsi in questo argomento, coraggiosa ma altrettanto suggestiva che ha certamente contribuito, e non poco, ad aumentare l'epicità dell'album.
Il cliché è sempre lo stesso, basato su composizioni semplici, tirate e senza troppi fronzoli, ed ecco che si parte subito con
“Hands Of Time”, pezzo dal buon piglio a cui segue
"We Defy” .
Con
“Back On The Throne” inizia lo sconfinamento in territori più epici, che ritroviamo soprattutto in pezzi come
“Ode To Leonidas” e nella ballad
“Lady Of 1000 Sorrows”, in cui spicca l'ottima prova vocale del nuovo cantante tedesco
Henning Basse, già conosciuto coi Metalium, oltre ad essere stata la voce del tour solista della leader della band
Gus G.
I brani di
"Immortals" spaziano tra metal classico, power/speed metal in cui spiccano gli assoli di grande impatto di
Gus G, che rappresentano il comun denominatore dell'intero album.
La title track altro non è che una strumentale, che fa da prologo a
"Warriors and Saints", pezzo in cui il refrain immediato non basta a convincere a pieno l'ascoltatore, in quanto inserito in un contesto anonimo, la conclusiva
"Rise from the Ashes" prosegue sulla stessa riga della precedente, tuttavia con un riffing più convincente.
Personalmente ritengo che la band greca abbia raggiunto il suo apice agli esordi, con album più immediati, a dimostrazione del fatto che ai
Firewind, nonostante il loro melodic power metal più puro manchi ancora qualcosa, per compiere il definitivo salto di qualità.
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