Cosa succede quando il cantante degli Argus
Brian Balich incontra il chitarrista fondatore dei Fates Warning
Victor Arduini?
“Dawn Of Ages” non ha le caratteristiche proprie del “disco facile”: brani lunghi(ssimi) a cavallo tra doom e prog di scuola Seventies, composizioni poco fluide scaturite perlopiù dalla giustapposizione di parti non ben legate tra loro, performance così così.
I primi quattro minuti di
“The Fallen” non sono male: il forte carattere doom e il chitarrismo di memoria Queensrÿche ben si sposano con le ambizioni della band. Ma dalla metà in poi sono i cliché heavy/thrash a prendere il sopravvento, con la voce un po’ anonima di
Balich che non brilla né per “grazia” né per incisività.
“Forever Fade” è un altro episodio moscio, una cavalcata dalle armonie spigolose che lascia il tempo che trova, e prelude alla riuscita
“Into Exile”, sabbathiana, lisergica “quanto basta” ma superflua dal settimo minuto in poi. Si scorgono luci e ombre anche in
“The Wraith”, con la bella introduzione chitarristica ma un’evoluzione poco ispirata (peccato perché anche il ritornello prometteva bene). L’infinita
“Beyond The Barricade” ha un buon tiro, inaspettate aperture melodiche dal sapore Eighties, ostinati in 5 e in 7, una coda grintosa che risolleva un po’ le sorti complessive dell’album. La chiusura è affidata a
“The Gates Of Acheron”, brano strumentale lento e cadenzato che tutto sommato non sfigura.
L’edizione in vinile è stata prevista con tre tracce cover bonus,
“Sunrise” degli Uriah Heep (ai quali
Arduini e
Balich si sono indubbiamente ispirati per la composizione del loro debutto),
“Wolf Of Velvet Fortune” dei Beau Brummels e
“After All (The Dead)” dei Black Sabbath. Mah.
Disco molto al di sotto delle aspettative. Non so se ho tutta ‘sta voglia di ascoltare un secondo capitolo…
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