In fondo la formula tipica del rock 'n' roll è apparentemente alquanto semplice: un basso che "pompa", una batteria che "picchia", una chitarra che "graffia" e una voce che "ruggisce", senza altre grosse complicazioni ed apprensioni ... In realtà però la questione non è esattamente così banale, giacché esiste una sorta di "sottile linea rossa" che distingue i mistificatori dai continuatori più credibili, l'artificiosità di una fredda e distaccata riproduzione da una citazione sincera e genuina e la vera differenza la fa una componente misteriosa ed impalpabile chiamata "attitudine", la cui menzione è spesso abusata, ma che in questo caso specifico più che in altri, appare come il vero "ago della bilancia" del consenso, quello che, in sostanza, classicamente divide "gli uomini (e le donne poiché dietro al nome Malibù si cela una "signorina", ma non so se apprezzerà questa definizione) dai bambini".
Si tratta di un fattore che difficilmente si riesce ad acquisire, insomma o si ha o non si ha e il DNA dei Badmash sembra provvisto in discreta misura di questo fondamentale elemento che rende il loro punk 'n' hard 'n' roll dalle deviazioni sleazy parecchio convincente e caratterizzato da un'innata predisposizione.
Gli ex No.Way.Out (con questo monicker hanno realizzato il demo autoprodotto "Back to the sleaze" nel 2001 ed uno split dello stesso per la Sottosopra Records, l'anno successivo) si muovono sullo stesso terreno di una scena piuttosto florida che, pur contemplando diverse sfumature, vede Backyard Babies, Brides Of Destruction, Buckcherry, Hellacopters, Turbonegro, e perché no, anche in parte Velvet Revolver come nomi di riferimento comuni a chissà quanti altri gruppi sparsi qua e là nelle cantine di tutto il mondo, ma nonostante un suono molto popolato, i nostri sanno cogliere nel segno per come scrivono le loro canzoni, con la giusta esuberanza e sfrontatezza, una significativa aliquota di coinvolgimento e più che sufficienti dotazioni d'orecchiabilità, tutti aspetti davvero imprescindibili per ottenere un effetto positivo sulla produzione di endorfine nel sistema nervoso centrale di tutti gli appassionati del genere, spesso assopita da una così diffusa frequentazione.
Registrate in modo piuttosto competente e dinamico, la martellante "Look at my lips", l'insinuante "In my brain" e la leggermente più scontata, ma sempre abbastanza piacevole "What I like", sono tracce che trasudano energia e feeling autentico, ma sono soprattutto i riffs catalizzanti e la carica viscerale di "Horny dogs" e "Peep show" a funzionare alla grande, deliziando in modo consistente i sensi degli ascoltatori.
Quindici minuti divertenti, adrenalinici ed impudenti proprio come si conviene ai migliori esempi di questa particolare interpretazione del variegato universo del rock ... ecco, forse solo una durata un po' troppo ridotta ... ma come si dice ... breve ma intenso, come accade frequentemente alle situazioni più appaganti della nostra esistenza! Praticamente pronti ad esplodere!
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