Come avrete senz’altro intuito dal titolo e dall’ottimo
artwork di copertina, le premesse da cui questo lavoro trae linfa non sono tra le più fauste. La genesi stessa dei
Memoriam, d’altra parte, affonda le proprie radici nel lutto.
Il 14 settembre 2015
Martin “
Kiddie”
Kearns, drummer dei
Bolt Thrower, passa a miglior vita; analoga sorte tocca, tre settimane dopo, al padre di
Frank Healy -bassista dei
Benediction-.
Entrambe le band sono oggi inattive (i primi si sono dignitosamente sciolti proprio a seguito dell’inatteso decesso, i secondi non danno segni di vita discografica dal 2008), ma evidentemente le braci del metallo della morte ardono ancora nei cuori di
Healy e del growler
Willets. I quali, animati dalla volontà di omaggiare i cari defunti, decidono di fondare i
Memoriam… in onore alla loro memoria, per l’appunto.
Tutto molto bello; peccato che le buone intenzioni non si siano tradotte, al risvolto pratico, in risultati particolarmente commendevoli.
La compagine albionica, completata da
Scott Fairfax alla chitarra e da
Andrew Whale (primo batterista dei
Bolt Thrower), non è infatti riuscita ad incanalare nelle composizioni il bagaglio emotivo portato in dote dai mesti eventi sopra descritti. Così, il full d’esordio “
For the Fallen” finisce, almeno alle mie orecchie, per risultare sì piacevole e confezionato con competenza, ma mai davvero esaltante.
Al
death metal classico che più classico non si può dei Nostri manca il guizzo, il sussulto, il quid in grado di ergerlo oltre una pur abbondante sufficienza.
Non aiutano la causa del coinvolgimento una produzione asettica ed una prestazione poco ispirata di
Willets dietro al microfono; al tempo stesso, trovo che il peccato originale risieda nel
songwriting.
I brani, infatti, si dipanano in modo piuttosto apatico e prevedibile, come già evidente dall’
opening track, che si assume l’onere di portare il nome della band ma che finisce per deludere a causa di soluzioni chitarristiche nient’affatto ficcanti.
Va meglio con la successiva “
War Rages On”, minacciosa ed articolata quanto basta ad accaparrarsi la palma di miglior brano del platter; dopodiché, ci barcameniamo tra tediosi ritmi rallentati (“
Reduced to Zero”, “
Resistance”) e prevedibili accelerazioni (“
Corrupted System”, “
Surrounded by Death”), passando per episodi comunque positivi quali la rocciosa “
Flatline” e la solenne “
Last Words”.
Nulla di abominevole, sia chiaro, ma da musicisti con simile pedigree sarebbe stato lecito attendersi maggior identità artistica; al contrario, “
For the Fallen” mantiene una indecisione di fondo che ne affossa le velleità. Mai in grado di mettere i brividi con un riff schiacciasassi, un assolo lancinante, un accesso di violenza inatteso, un cambio di ritmo improvviso, una melodia straziante, i
Memoriam portano a casa la pagnotta con tanto mestiere.
Ma si tratta di una pagnotta piuttosto insapore, almeno per i gusti del sottoscritto.
I fans delle band “madri” concedano comunque un ascolto, pur nella dolente consapevolezza che lavori come “
The IVth Crusade” o “
Transcend the Rubicon” rimangono, ahimè, di un altro pianeta.