Strada impervia quella scelta dai
Glasgow Coma Scale, trio tedesco dedito a un alternative/post-rock interamente strumentale dove viene data priorità all'atmosfera piuttosto che alla tecnica.
I veri limiti della proposta (che non sarebbe neanche male) stanno, per forza di cose, nella totale assenza di linee vocali (di cui si sente davvero la mancanza in alcuni punti) e di assoli, che potrebbero dare un "twist" nelle composizioni più lunghe e sfaccettate e tenere alta l'attenzione di chi ascolta.
"Sonda" ha dalla sua inserti elettronici equilibrati e mai invadenti, così come la componente psichedelica dettata dall'ingente impiego di effetti di
"Southern Crosses" aiuta a creare qualche riuscito diversivo compositivo.
"Northern Wastes" brilla per il lavoro dinamico e contrasta con la più piatta
"Venice Calling", con il curioso utilizzo del delay come un arpeggiatore (idea che definirei pinkfloydiana). Il groove di
"Ghost Not Found" funziona, grazie anche allo spazio lasciato alle timbriche meno tradizionali (elettronica e synth nello specifico), e anticipa
"Silent Bird", vero e proprio manuale di post-rock strumentale, brano vario, vagamente progressivo, lungo, ma nel complesso scorrevole. Quando arriviamo a
"Birthland" però, la verità è che non ne possiamo più: la mancanza di una melodia vera e propria pesa come un macigno, considerando anche che dal punto di vista armonico/melodico tutte le soluzioni, ormai, sono state di fatto messe in campo.
Luci e ombre, come spesso capita in un primo album. I margini di miglioramento ci sono, come sempre, ma rimando la band all'incipit della recensione per qualche consiglio immediato e di facile applicazione...
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?