Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2001
Durata:56 min.
Etichetta:MTM
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. DO IT
  2. BITCH
  3. THE GIFT
  4. HOLLYWOOD TRASH
  5. JESSY
  6. THE EDGE
  7. WATCH WHAT YOU THINK
  8. ANGELS
  9. BLAZE
  10. FREEDOM
  11. READY TO STRIKE
  12. TAKE IT OFF
  13. HERE COMES THE NIGHT

Line up

Non disponibile

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L'ennesimo ritorno di un gruppo degli anni 80 farebbe pensare ad una moda che comincia a saturare il mercato e a stufare parecchio, ma visto che si tratta dei King Kobra, un nome che dovrebbe eccitare i cultori dell'hard rock classico, facciamo finta di niente. Fondati nel 1983 dal drum-hero Carmine Appice (Vanilla Fudge, Rod Stewart, Ozzy) conobbero il successo con due albums di hard melodico (Ready to strike,1985 e Thrill of a lifetime,1986) pubblicati dalla Capitol, che consentì alla loro migliore line-up di esibirsi come supporto di grossi calibri quali Kiss, Maiden, Queensryche. Come spesso succede dopo un buon risultato, il gruppo cominciò a perdere pezzi importanti e nell'88, con una formazione completamente rivoluzionata, uscì il terzo lavoro che li vide in fase calante.
Da quel momento la band si frantumò in rivoli di progetti diversi per ricomparire oggi in cerca di nuova fortuna. In questi casi conta molto la voglia di suonare, la ricerca di nuove sfide, ma anche l'interesse per il vil danaro, che non guasta mai. Dalle parole del canuto Appice si intuisce che non si pensa ad una reunion per glorificare i vecchi tempi, bensì ad una specie di rilancio, un KK mark 2. Infatti il sound si è modernizzato accogliendo svariate influenze allo scopo di inspessire i muscoli, e la cosa non farà certo piacere ai fans della prima ora. Mi sembra giusto evitare quindi paragoni con il passato, credo sgraditi agli stessi musicisti, ed ascoltare il disco come fosse quasi una band nuova. E le cose non vanno benissimo. L'inizio "Do it" è un hard rock discreto che profuma di Whitesnake (come altri passaggi), grazie alla timbrica di Kelly Keeling ex dei Baton Rouge, che ricorda un Coverdale in tono minore, tutto sommato pezzo riuscito. "Bitch" è un ritmato piuttosto anonimo, puntellato in parte dall'impegno dei chitarristi Fister (Lita Ford) e Sweda, membro originario del gruppo. "The gift" è la prima di una serie di semi-ballad melodiche che comprende anche "Jesse" e "Angel", tutte più o meno dello stesso tenore, ma nessuna si segnala per qualcosa di memorabile, semplice routine. La title-track è un buon brano, dal ritmo simil boogie rock, dinamico e divertente, ma il ritornello vocale spero sia solo un omaggio ai Rolling Stones di "Jumping Jack flash" altrimenti si tratterebbe di un plagio spudorato. Anche "Blaze" è valida, un hard'n'heavy pulsante ed aggressivo che lascia il segno. La migliore in assoluto è "Ready to strike", riff efficace, tirata, convincente, una sferzata di energia, peccato sia la riedizione di un classico della band dal primo album e se resta ancora il top non è un buon segno. Nel finale torna la line-up originale, con Mark Free alla voce, J. Rod al basso e D.M.Phillips alla chitarra, per una bella rimpatriata con nuove versioni di due vecchi brani "Take it off" e "Here comes the night". Soprattutto il primo risulta incisivo con il drumming di Appice finalmente in primo piano a portare in quota il sound, l'ugola di Free fa' il resto. Il risultato che emerge è un album in chiaroscuro, di medio livello, piacevole ma non indimenticabile, pensando alla grande esperienza dei musicisti si doveva osare e pretendere molto di più. Un operazione che sfrutta furbamente il glorioso passato, ma vista la pochezza presente oggi in questo settore risulta comunque sufficiente.

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