“I keep this album as a good example of a modern metal record but don’t want to categorize any more. All tracks are produced and arranged in a very cool way and the sound is modern, punchy and powerful. Listening this you feel happy and energetic at the same time.”
Parola di
Mika Jussila dei Finnvox Studios di Helsinki. E se lo dice lui...
Probabilmente questo
"Domino" non mi fa gridare al miracolo tanto quanto lo storico produttore finlandese, ma è di certo un buon album partorito da una band italiana che, con fatica e pazienza, si è ritagliata negli anni consensi sempre più ampi anche al di fuori del Belpaese (il tour con Lordi e Tarja vale più di mille parole).
Il nuovo full-length dei triestini prova a dare una lettura moderna di un genere (il power sinfonico con voce femminile) che ha un gran bisogno di una ventata di aria fresca, e lo fa con passione e buona volontà, doti che è giusto premiare in questa sede.
Chiudiamo un occhio sul fade-in della titletrack e arriviamo alla sostanza, fatta di un modern metal melodico giocato sul contrasto tra le voci di
Cecilia e
Stefano (molto bravi entrambi) e con l'elettronica in evidenza. Le timbriche dance, il buon groove e il riffing serrato di
Lorenzo Pasutto in
"Star Dome" preludono a
"Without A Reason", lento dalla corposa componente elettrica (come evidenziato dalla coppia di assoli synth e chitarra), con il pianoforte suonato dalla cantante in primo piano. Si prosegue con le sonorità cinematografiche e progressive di
"My Only Faith", prima di
"Unspoken Words", traccia da headbanging che ha molto dei Nightwish nell'arrangiamento sinfonico.
"Under Your Skin" ha pochi fronzoli, e brilla per le linee vocali sempre incisive e ficcanti, mentre
"The Island..." convince a metà: le onde del mare, il beat di drum-machine, il pianoforte e la voce soffusa fanno presagire un'elegante ma scontata ballad che risente positivamente della virata elettrica dal terzo minuto in avanti. L'elettronica rientra a gamba tesa in
"Ocean Of Deception", e ne beneficiano così tiro e groove del brano. L'up-tempo
"Believe" (ancora assimilabile ai Nightwish di
"Once") sfocia nella breve
"...Another Life", una
"Forever" 2.0 dalle tentazioni elettriche/sinfoniche.
Ben fatto
Sinheresy: ora non fateci aspettare altri quattro anni per ascoltare la prossima fatica discografica...
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