Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2016
Durata:61 min.
Etichetta:Cimmerian Shade Recordings
Distribuzione:Satanath Records

Tracklist

  1. ECTOPLASM
  2. ABYSMAL EMPTINESS
  3. THE CORE
  4. DEAD VISIONS
  5. TRANSCEND THE VOID

Line up

  • Stanislav Govorukha: guitars, vocals, programming
  • Lars Abrahamsson: guitars
  • Malcolm Sohlen: bass
  • Kateryna Osmuk: drums

Voto medio utenti

Ieri era una bella giornata primaverile, tiepida e luminosa.
Oggi, mentre ascolto "Ectoplasm", secondo album per i Suffer Yourself, band nata in Polonia dalla mente del poli strumentista Stanislav Govorukha ed attualmente residente in Svezia, fuori è freddo, piove e il vento, gelido, sferza l'aria.
Non so se sia una semplice coincidenza, ma la musica del quartetto è esattamente questo: un crudele ritorno dell'inverno che spazza via tepore e luminosità.
L'album, nero ed angosciante, ci offre un vortice di funeral doom, death, suggestioni ambient, sfumature darkwave, vaghe reminiscenze black per un magma sonoro lento (ma non lentissimo), desolante e dal peso al limite dell'insostenibile.
I cinque brani che compongono questa discesa nel buio più assoluto sono interminabili, arriviamo anche a 19 minuti, ricchi di sfumature diverse, tanto nel comparto strumentale quanto in quello vocale, e carichi di un pathos possente e suggestivo che conferisce loro una capacità emozionale struggente e disarmonica nella sua carica dirompente.
Una proposta del genere, suonata a mio avviso con il cuore, si "misura", in quanto a qualità, solo sulle emozioni che riesce a veicolare: "Ectoplasm" di emozione è semplicemente gonfio.

Tristezza, oppressione, disperazione.
Buio assoluto.
Ma anche inaspettata eleganza, spiazzanti aperture melodiche e soffici ricami armonici.

Tutto questo convive in un album pulsante e vivo, composto da cinque piccole gemme che toccano il loro climax nella struggente "Dead Visions" e nella conclusiva, delicatissima, "Trascend the Void" , ma che mantengono altissima la tensione e la pura bellezza in ogni partitura.
Chiunque senta la mancanza dei grandissimi Void of Silence ed ami la sofferente visione musicale di gente come Evoken, Ataraxie o Ahab, non deve lasciarsi sfuggire per nessun motivo un album prezioso come lo scrigno dei vostri più reconditi segreti.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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