Copertina 5

Info

Anno di uscita:2007
Durata:44 min.
Etichetta:Sound Spheric

Tracklist

  1. HAIL INTOLERANCE
  2. BEYOND SUFFERING
  3. LOOSE ENDS
  4. IT RUNS DEEP
  5. THE ECSTASY OF SEEING YOU (HITTING THAT WALL)
  6. THE SHADOWS OF PUNISHMENT
  7. ENTER SICK ROOM 7
  8. THORNS BETWEEN US
  9. CRAWLING WORDS
  10. ANOTHER HOLLOW VOICE PART 1
  11. ANOTHER HOLLOW VOICE PART II
  12. FLOATING PROMISE
  13. REJECTION ACT

Line up

  • Svest: guitars, vocals
  • Vuml: bass, drums
  • Drukh: vocals

Voto medio utenti

"Hail Tolerance" è un album controverso che mi ha provocato delle vere e proprie pulsioni, moti interiori che hanno oscillato costantemente tra il capolavoro e la schifezza immonda, prima di assestarsi su una sufficienza mancata. Converrete con me che non sia facile giudicare un album che fa della spregiudicatezza il suo fondamento, cercando di risultare il più malato e rivoltante possibile a costo anche di allontanare qualche ascoltatore che si fosse accostato incautamente a questa musica. In realtà anche questo obiettivo è raggiunto a metà, in quanto l'operato dei "Sick Room 7" non è poi così disgustoso, almeno non quanto una qualsiasi delle perversioni degli Abruptum ad esempio. Per essere morbid doom metal/horror ambient (auto-definizione) l'ascolto scorre via abbastanza tranquillamente, senza sconvolgere più di tanto. Anzi, in alcuni punti stranamente le atmosfere sembrano quasi diventare felici per qualche istante, trasmettendo un'impressione di naive che fa quasi tenerezza. "It Runs Deep" vive proprio di questa dualità: brevi parti dolci intervallate dalle solite texture morbose che la band usa per rivestire i suoi pezzi. Tappeti governati dal basso in cui solo delicati arpeggi di chitarra hanno l'onore (onere?) di accompagnare i lamenti sussurrati di Drukh. Eh si, perchè in "Hail Intolerance" non c'è ombra di cantato... sarà per questo motivo che il "talentuoso" vocalist della band è stato prematuramente allontanato dagli altri due membri? In effetti devo ammettere che i sospiri funzionano per i primi due pezzi, trasformandosi poi progressivamente in una lagna dal sapore muffoso e stantio. I semplicissimi lead di chitarra sparsi qua e là non bastano a risollevare composizioni che trovano il loro apice in samples pescati qua e là in chissà quali film dell'orrore. Ci sono delle idee gradevoli, e di per sé l'ascolto per le prime volte non è neanche poi così faticoso. Ma è la longevità di quest'album a essere davvero risicata: poco ci viene offerto, poco ne riusciamo ad apprezzare.
Recensione a cura di Alessandro 'Ripe' Riperi

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