Copertina 7

Info

Anno di uscita:2017
Durata:50 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. HARLEQUIN
  2. OCEANS DIVIDE
  3. HIT THE WALL
  4. SAINT OF THE LOST SOULS
  5. THE SUN WILL NEVER SET AGAIN
  6. NEVER DAY BREAKIN'
  7. REIGN OF FIRE
  8. CONCUSSION
  9. ART OF LETTING GO
  10. GRAINS OF SAND
  11. THE OTHER OPTION

Line up

  • James Christian: vocals
  • Chris Tristram: bass
  • B.J. Zampa: drums
  • Jimi Bell: guitar
  • Michele Luppi: keyboards on “Harlequin”

Voto medio utenti

Cominciamo la disamina di quest’album degli House Of Lords in una maniera un po’ “anomala” … compiacendosi per la presenza di Michele Luppi - e nel ruolo che fu del divino Gregg Giuffria - in “Harlequin”, a ulteriore conferma del doveroso riconoscimento delle qualità di un cantante e musicista di sicura caratura “internazionale” (come ben sanno i suoi tanti estimatori, tra cui il sottoscritto!).
Una volta evidenziata “un’ospitata” densa di significato, si può passare, avvinti dal consueto misto di fiducia e apprensione, ad affrontare i contenuti di “Saint of the lost souls”, il nuovo lavoro di uno dei miei gruppi preferiti fin dai tempi in cui Gene Simmons assecondò le straordinarie virtù di un (ex) Angelico tastierista appena “scaricato” dalla MCA (dopo i risultati commerciali deludenti di “Silk + steel” ... disco e titolo eccezionali, peraltro ...), proponendogli di costituire sulle ceneri dei suoi Giuffria una nuova formazione dalla regale denominazione.
Il disco è ancora una volta di pregevole fattura, leggermente inferiore per incisività espressiva e interpretativa ai suoi predecessori più recenti e tuttavia nell'insieme degno di un blasone tanto aristocratico.
L’efficace pomposità (appena un pizzico “caricaturale”, se vogliamo proprio essere pignoli ...) della suddetta opener lascia spazio alle graziose atmosfere “adulte” di “Oceans divide” e “Hit the wall”, mentre alla title-track dell’opera è affidato il compito di riportare il tracciato sonoro su sentieri maggiormente coriacei ed enfatici, consentendo all’astante di valutare positivamente la prova del team nella sua interezza, nonostante un lieve appannamento nell’intensità dell’ugola comunque sempre molto “educata” di James Christian.
Un brano screziato di leziosità come “The sun will never set again” (tra Def Leppard e Chicago …) non rende piena giustizia alla “storia” dei Lords dell’hard melodico statunitense e anche le successive “Never day breakin'” e “Reign of fire”, pur superiori, occultano minuscole schegge di manierismo armonico, una “roba” che non dovrebbe nemmeno “sfiorare” l’animo artistico di questi nobili manipolatori di note.
Meglio di loro fanno poi lo charme Whitesnake-iano di “Concussion” e la cangiante “Art of letting go”, e dopo un’altra piccola pausa emotiva cagionata dalla solennità posticcia di “Grains of sand”, è la conclusiva “The other option” a garantire nuovamente un’adeguata “scossa” sensoriale, esibendo quella classe cristallina per cui la band è nota in tutto il globo terracqueo.
Anche se contraddistinto da un tasso d’ispirazione un po’ incostante, “Saint of the lost souls” si rivela un ascolto piuttosto godibile e appagante ... è mia opinione che dagli House Of Lords si possa e si debba pretendere qualcosa di più, ma vederli continuare a produrre musica ad alto livello, per noi “devoti” della prima ora, è sempre motivo di grande conforto.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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