Bando alla diplomazia: per quanto mi riguarda, la pedanteria e la verbosità sprigionate dagli scritti di
Marcel Proust possiedono pochi(ssimi) pari nella storia -sì, caro
Lev Tolstoj, inutile tu volga lo sguardo altrove: mi riferisco a te-. Al tempo stesso, trovo che quello della memoria involontaria stimolata dalla
petite madeleine costituisca uno degli esempi più alti di meraviglia letteraria.
Ebbene, nel mio caso ci ha pensato il combinato disposto –come direbbe il giurista
Gustavo Zagrebelsky- artwork di copertina / attacco dell’opening track “
Neon Streets” ad aprire un impolverato scrigno colmo di sensazioni di giovinezza, seppellite ma mai del tutto obliate.
A differenza del biscotto burroso a forma di conchiglia reso celebre dallo scrittore francese, l’opera d’esordio della one man band proveniente dalla Finlandia si pone precisamente quell’obiettivo, ossia catapultare l’ascoltatore nei ruggenti anni ’80.
Il mastermind
Lee, coi suoi
Anvil Strykez, si rende quindi protagonista di una operazione tanto paracula quanto deliziosa, andando a ripescare, con notevole accuratezza filologica, un immaginario retro-futuristico dal forte sapore
synthwave. Immaginario che mescola, in un ribollente crogiolo, frammenti di
Commodore 64,
Supercar,
Miami Vice,
Tron,
Michael Cobretti,
Double Dragon,
Robocop e chi più ne ha più ne metta, sfornando un preparato ad altissimo tasso di nostalgia.
Proprio “nostalgia” è la parola chiave su cui l’intero progetto ruota, con tutte le limitazioni artistiche che ne conseguono:
- le possibilità evolutive sono prossime allo zero;
- esistono già diversi acts con sound e intenti revivalistici similari;
- il carattere derivativo delle composizioni non può venir messo in discussione (anzi, qui viene addirittura perseguito come obiettivo primario);
- la portata evocativa di talune progressioni melodiche, orchestrazioni di synth, effetti vocali “cyber” e pattern percussivi risulterà grandemente svilita per chiunque non sia cresciuto in quegli anni.
Svolti questi opportuni distinguo, e se me lo permettete, risolverei la questione con un prosaico “sti cazzi”: in fondo stiamo discutendo di un divertissement ben realizzato, in grado di garantire agli over 35 alcuni momenti piacevoli e spensierati.
Il 7 è d’obbligo, anche se la proposta non c’entra assolutamente nulla col genere che trattiamo in queste pagine virtuali. Ma se avete l’età giusta e non disdegnate un ascolto extra-metal di quando in quando, concedete una chance agli
Anvil Strikez: vi ritroverete come per magia nella vostra cameretta, coi compiti appena conclusi e ore di totale cazzeggio davanti a voi, indecisi se inserire per la milionesima volta nel videoregistratore “
Grosso Guaio a Chinatown”, fare una carrellata alla ricerca di “
Ken il Guerriero”, “
MacGyver” o “
Voltron” , ascoltare l’ormai logora e frusciante musicassetta con la colonna sonora di “
Rocky IV” o tentare di completare quell’impossibile livello di “
Shinobi”.
A proposito di nostalgia…