Hour of 13 - Salt the Dead: The Rare and Unreleased

Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2017
Durata:75 min.
Etichetta:Shadow Kingdom Records

Tracklist

  1. CALL TO SATAN
  2. SUBMISSIVE TO EVIL
  3. THE CORRELATION
  4. ENDUREMENT TO THE HEIRS OF SHAME
  5. GRIM REALITY
  6. HEX OF HARM
  7. ALLOWANCE OF SIN
  8. MISSING GIRL
  9. CALL TO SATAN
  10. THE RITES OF SAMHAIN
  11. UPON BLACK WINGS WE DIE
  12. THE GATHERING / CALL TO SATAN
  13. SUBMISSIVE TO EVIL
  14. GRIM REALITY

Line up

  • Chad Davis: guitars, bass, drums, vocals
  • Ben Hogg: vocals

Voto medio utenti

Questo prodotto soddisferà gli amanti delle memorabilia underground. Gli Hour Of 13 ci presentano una collezione di demo e rarità dal titolo “Salt The Dead: The Rare And Unreleased” che sono state scelte non solo tra le collezioni ufficiali del gruppo ma pare anche ascoltando i gusti dei fans.
La prima parte di questa collezione include demos registrati nel 2007 con le prime 3 canzoni che sono le prime mai scritte dalla band nel 2006, le successive 5 registrate invece un anno dopo. Insieme, queste 8 canzoni compongono il classico debut album “Hour of 13” uscito nel 2007
Queste versioni demo del debut album hanno subito diversi arrangiamenti e differenti vocals ma confermano tutte il classico trademark del gruppo, ovvero un doom molto cupo, lento, di sabbathiana memoria. Inutile estrapolare alcuni brani, l’album va assimilato nel suo insieme tra pezzi lenti e cadenzati, sferzate metal, accelerazioni, liriche catacombali e visioni esoteriche, il lavoro è molto lungo ( piu’ di un’ora di durata) e la maggior parte di pezzi dura piu' di 5/6 minuti.
Durante la seconda parte di " Salt The Dead: The Rare And Unreleased," ci sono registrazioni che si alternano , come la versione dell’opener "Call To Satan," o "The Rites of Samhain" . Merito alla Shadows Kingdom Records che ci ha fatto riscoprire piccole gemme di Doom Metal, che potranno forse annoiare chi non ama il genere per l’eccessiva lunghezza ed omogeneità delle tracks ma che farà la goia degli estimatori.

Recensione a cura di Marco ’Metalfreak’ Pezza

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