Copertina 7,5

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2017
Durata:51 min.
Etichetta:Underground Symphony

Tracklist

  1. NEVER DIE
  2. MASTER OF HELL
  3. OPEN FIRE
  4. BREAK YOUR CHAINS
  5. FATE (KNOCKING AT YOUR DOOR)
  6. LONELY
  7. A DREAM WITHIN A DREAM
  8. IN FOR THE KILL
  9. WAITING FOR THE RAIN
  10. WAKE OR SLEEP

Line up

  • Marco Valerio Zangani: guitars
  • Luca Iovieno: drums
  • Roberto Fasciani: bass
  • Adriano Rossi: keyboards
  • Fabio Lione: vocals

Voto medio utenti

La storia degli Steel Seal ha origini nobili e lontane. Dal 2003, con perseveranza, la band romana ha resistito ai vari cambi di line-up e, nonostante una prolificità non proprio di prim'ordine, grazie al contributo di Underground Symphony (pienamente convinta della bontà della proposta musicale) e di cantanti esterni (un nome a caso: D.C. Cooper) è sempre riuscita a sfornare album convincenti.

Questa volta "The Lion's Den" vede dietro al microfono l'instancabile Fabio Lione, perfettamente calato nel ruolo di cantante heavy/neoclassico richiesto dalla band. "Never Die" attacca con il "Dies Irae" di Verdi prima di sfociare in una bella cavalcata di memoria Royal Hunt con Lione sempre impressionante e sugli scudi. "Master Of Hell" riecheggia soluzioni zeppeliniane ma evolve rapidamente in un terzinato dai tratti epici e progressivi, mentre "Open Fire" non può non ricordare i gloriosi Rising Force di Malmsteen (nonostante alcune timide concessioni moderne). "Break Your Chains" deve molto ai Rainbow di "Kill The King" e prelude alla riuscita "Fate", che parte dalla "Sinfonia N° 5" di Beethoven (con la spavalderia della Trans-Siberian Orchestra) per diventare un brano hard rock tirato e godibile. "Lonely" è un episodio più soft, sulla falsariga delle struggenti ballad di Coverdale, e spicca per l'intermezzo preso in prestito dall'"Adagio" di Albinoni. Per "A Dream Within A Dream" vale il discorso fatto per "Break Your Chains", così come per la cadenzata "In For The Kill", testosteronica quanto basta e con l'hammond di Rossi in evidenza. Toni futuristici, parti strumentali al fulmicotone e cantati di chiara matrice Dio caratterizzano "Waiting For The Rain", prima della conclusiva "Wake Or Sleep", mid-tempo semplice e coinvolgente che però "sa poco" di finale.

Della serie: "what you see is what you get". Mezzo punto in più per l'ammirevole determinazione del combo.
Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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