Copertina 7

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2022
Durata:60 min.
Etichetta:Pure Steel Records

Tracklist

  1. STATE OF DYSPHORIA
  2. ALL THE FEAR
  3. SILENCE OF THE NIGHT
  4. OV WORMWOOD
  5. THUS ASTRAY
  6. LET WISDOM SPEAK
  7. SHADOW MAKER
  8. AS REALITY DIES
  9. FOLLOW YOUR LIGHT
  10. BEAUTIFULLY DROWNED
  11. OUR LOST POETRY

Line up

  • Travis Wills: vocals
  • Rafael J. Quintana Rivera: guitars, backing vocals
  • Chris Herring: bass, backing vocals
  • Aaron Walton: keyboards
  • Wayne Stokely: drums

Voto medio utenti

Gli Infidel Rising con "A Complex Divinity" danno un seguito all'esordio "The Torn Wings of Illusion", uscito già diverso tempo fa, nel 2015.
Di questi sette anni d'attesa e della lunga gestazione dell'album, questa formazione texana non sembra averne risentito e tantomeno pare essere stata influenzata da nuove tentazioni musicali. Infatti, al più hanno consolidato il loro Power/Progressive Metal, già ricco di suo di pulsazioni neoclassiche e dalle grandi sfide strumentali, soprattutto da parte del chitarrista Rafael J. Quintana Rivera e del tastierista Aaron Walton, e con un marcato tocco melodico, garantito dalla voce alta e educata di Travis Wills.
Una somma di fattori che favorisce l'accostamento degli Infidel Rising con altre realtà più note, come ad esempio Royal Hunt, Symphony X e Elegy ma anche i Secret Sphere, con questi ultimi che fanno prepotentemente capolino nel corso di "Silence of the Night" e della più melodica "Thus Astray", mentre i Kamelot si lasciano invece intravedere nei chiaroscuri di "Ov Wormwood" e tra le atmosfere arabeggianti dell'articolata "Let Wisdom Speak".
Un po' a sorpresa, dopo l'avvio sulle note di un piano e l’apparizione di un violino sul finire, tocca a "Shadow Maker" mettere un po' di pepe nel sound degli Infidel Rising, che accelerano i ritmi e spingono di doppia casa e puntano a qualche ruvidezza in più nei chorus. E se la seguente "As Reality Dies" (e più avanti anche "Beautifully Drowned") è ancora affrontata ad alta velocità, spronata dal drumming di Wayne Stokely, quando il pianoforte e gli archi tornano a farsi sentire, non sono più il preludio a strappi e accelerazioni, ma fanno da contorno ai momenti più melodici del disco, la ballad "Follow Your Light" e la triste e intima "Our Lost Poetry".

Ora, rinnovati dall'ingresso del nuovo chitarrista Kwin Smith e di Chris Harris al basso, vedremo se saranno in grado di dare maggior continuità alla propria produzione discografica e di replicare, e possibilmente migliorare, quanto di buono già fatto sinora.


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Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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