Copertina 7

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2017
Durata:42 min.
Etichetta:Inverse Records

Tracklist

  1. THROUGHOUT THE AGES
  2. LIGHTBEARER
  3. VAIL OF CONFUSION
  4. CONSUMER HEAVEN
  5. SIGHT OF IMMORTAL SEA
  6. ALL THE DARKNESS
  7. HUMAN ALIEN HYBRID
  8. FOOLS KING
  9. LIAR
  10. RETURN TO VOID

Line up

  • Markku Pihlaja: vocals
  • Saku Hakuli: guitars
  • Antti Huopainen: keys
  • Pasi Hakuli: bass
  • Kalke Kukkonen: drums

Voto medio utenti

È indubbiamente godibile questo esordio dei Return To Void. Nati come band tributo di Bruce Dickinson (e si sente), la band ha poi deciso di iniziare a scrivere musica originale coniugando l'hard rock progressivo degli Anni Settanta con l'heavy metal degli Anni Ottanta (un "uovo di Colombo" da cui presero spunto, tempo addietro, anche i Presto Ballet).

L'iniziale "Throughout The Ages" parla da sè: hammond in primo piano, ritornelli di chiara matrice Eighties, strumentali elaborati (ma non troppo) che hanno qualcosa dei Kansas e dei Dixie Dregs. La semplicità armonica e il muro di cori di "Lightbearer" mi hanno ricordato gli Uriah Heep, mentre "Vail Of Confusion" trasuda heavy metal da ogni poro (e guarda casa qui le tastiere di defilano). "Consumer Heaven" mette insieme un po' troppi elementi (groove bluesy, Maiden, prog) senza dosarli a dovere, in totale contrasto con la successiva "Sight Of Immortal Sea", a cavallo tra "Face Of Melinda" e "Soldier Of Fortune", dal ritornello ultra-epico. "All The Darkness" rimanda ancora alla "vergine di ferro" e si distingue per il basso in primo piano (la parta in slap si poteva comunque evitare), facendo il paio con "Human Alien Hybrid", metal con davvero pochi fronzoli. "Fools King", se non fosse per le chitarre estremamente ruvide, potrebbe ricordare il prog di Neal Morse o dei Transatlantic, così come la successiva "Liar", con i suoi synth vintage posti su un tessuto prettamente heavy (da manuale il break strumentale). La titletrack chiude il full-length lasciando un po' di amaro in bocca per le tante idee sviluppate così così (echi della "Valentyne Suite", momenti sinfonici/Seventies, altri puramente maideniani, il tutto in poco più di 4 minuti). Peccato.

"Return To Void" non è di certo un capolavoro, ma è un disco che si ascolta volentieri: che siate appassionati di hard rock, di prog rock o di heavy metal, qui ce n'é per tutti.

Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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