C'è un contrasto di fondo tra l'immagine che i
Weserbergland danno di sé - un po' tedesca e un po' "robotica" - e la musica che propongono. Nati dall'idea dell'eclettico
Ketil Vestrum Einarsen di omaggiare la scena krautrock di inizio Anni Settanta (Ash Ra Tempel, Can, Cluster, Harmonia), per merito - o per colpa - dei suoi compagni di viaggio di estrazione più propriamente rock (il batterista
Mattias Olsson, ad esempio, viene dagli Änglagård), finisce per creare - almeno alle mie orecchie - un ibrido kraut/progressivo molto sbilanciato in favore di quest'ultimo che di vintage, molto spesso, ha ben poco.
Quando attacca
"Tanzen Und Springen" sembra subito di sentire gli americani SURVIVE, con la loro pasta sonora "rétro ma non troppo". Il sound è melodico, caldo e poco spigoloso, lontano da quello di band più derivative come i canadesi Kosmos. Le chitarre sono molto presenti, così come le batterie (praticamente sempre acustiche, altra cosa che "stona" nel contesto) e danno quel senso di "suonato" e "umano" che con la "kosmische musik" c'entra fino a un certo punto.
"Das Trinklied..." presenta sintetizzatori di chiara ispirazione Seventies in contrasto con il groove martellante della batteria (ancora acustica) iper-processata. La chitarra suona "progressivissima", così come il sorprendente flauto di
Einarsen, che da' un senso alla sviluppo fusion/jazzistico del brano.
"Kunst Der Fuge" è l'episodio meno riuscito del lotto: anche se l'incipit rimanda agli Yes, l'organo ipnotico e i layer di mellotron non si amalgamano benissimo con la pulsazione ritmica della batteria di
Olsson (un sequencer "tradizionale" avrebbe funzionato meglio) e pure gli assoli non sono proprio memorabili. Finalmente in
"Tristrant" compare la drum-machine e lo scenario si fa subito "cosmico" grazie al basso magnetico di
Storsve e alla chitarra lisergica. I fiati disorientano un po', ma il mix di timbri risulta complessivamente azzeccato e ben si sposa con la piega più rock che prende il brano dalla metà in poi.
L'esperimento di
“Sehr Kosmisch Ganz Progisch” è riuscito a metà, ma francamente non intravedo ulteriori margini di sviluppo e non penso che si possa fare tanto meglio di così: è lecito dunque
non aspettarsi una seconda release da questa band? Mah...
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