Improvvisare qualcosa di nuovo all’interno del thrash metal non è molto semplice. Bastassero le chitarre veloci abbinate a ritmiche senza controllo per fare un disco valido avremmo decine e decine di classici nelle nostre collezioni metalliche.
Basterebbero queste poche righe per dire tutto del nuovo lavoro degli americani
Blood Feast, i quali ritornano dopo una pausa di quasi 20 anni (sì avete letto bene, 20 anni) cercando di riallacciare i fili di una carriera interrottasi nel 1989 con la pubblicazione di
“Chopping Block Blues”.
“The future state of the wicked” è un lavoro che già negli anni 80 avremmo salvato a metà, potete quindi immaginare come, dopo anni di “allenamento” i difetti non solo emergano ma strabordino col trascorrere dell’ascolto.
In particolare le linee vocali di
Chris Natalini da fastidiose diventano ben presto insopportabili nel loro monotono e stridulo incedere, arrivando quasi a coprire le frequenze delle chitarre affossando i già deboli riff del duo
Tranquilli/Scioscia. Per non tacere di una batteria che non si schioda per 45 minuti dagli stessi pattern…
Qualcosa alla fine si salva come, ad esempio l’opener “
Inri”, ma non si fa a tempo ad apprezzare un passaggio, che subito il mare magno della mediocrità affoga ogni buon proposito.
Un disco solo per i duri e puri del genere, gli altri si mantengano il fegato in salute.
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