Che i
Dragonforce siano ormai una delle band di maggior rilievo del Power metal (più spinto), non è più un mistero per nessuno.
Giunti ormai al secondo album con la nuova formazione, la band ha saputo ripartire alla grande con
Maximum Overload, e soprattutto con questo settimo album, che probabilmente rappresenta il punto più alto di tutta la discografia dei
Dragonforce.
Anche per
“Reaching Into Infinity“ il marchio di fabbrica è sempre lo stesso, si tratta di un lotto di brani, potenti e veloci, con riff impietosi, work guitar sempre all’altezza della situazione, solo guitar articolati e ben manovrati dai due chitarristi
Sam Totman e
Herman Li che spesso vanno ad intrecciarsi fra loro.
Dietro le pelli il nostro
Gee Anzalone detta legge, con la sua doppia cassa che rulleggia dal primo all’ultimo minuto senza dare tregua all’ascoltatore, in questo stillicidio di scarica adrenalinica, ben si integrano le note della tastiera di
Vadim Pruzhanov.
Da sottolineare infine la prova di
Marc Hudson, le cui linee vocali raggiungono tonalità elevate, che ben si incontra nel complesso del prodotto proposto dalla band londinese.
Ci ritroviamo così di fronte a brani come
“Judgement Day” ,
“Midnight Madness” e
“Our Final Stand”, dotati di refrain galattici, cori epici qua e la, e solo guitar talmente veloci da sfiorare l’incoscienza.
Pronti partenza e via!
Si parte con
“Reaching Into Infinity”, intro di alto spessore, dalle tinte “oscure” che fa da opener al primo grande episodio di
“Reaching Into Infinity“,
“Ashes Of The Dawn” che irrompe con tutta la sua potenza. Siamo di fronte ad un tipico brano di ottimo Power Metal, dal piglio decisamente coinvolgente, come nel prefetto stile
DragonforceA seguire troviamo
“Judgement Day”, primo brano schiacciasassi, di questo album, che parte con una intro cadenzata per poi esplodere in tutta la sua potenza, e qui la doppia cassa si fa sentire immediatamente, prima dell’irrompente refrain che con quel
“we are the masters of the universe” non può oassare inosservato, specialmente per chi è cresciuto negli anni ’80…
Ricordi televisivi a parte, nei sei minuti di questo brano saremo catturati dai twin guitars e dal coro epico che nel finale trasmette al brano uno stile
“avantasiano”
Basterebbero solo questi due brani per poter già definire
“Reaching Into Infinity“ un album perfetto.. ma il viaggio è ancora lungo e non mancheranno altre sorprese…
Si prosegue con altri due pezzi in particolare in
“Astral Empire” il ritmo sembra aumentare di livello, ma è con la successiva
“Curse Of Darkness” che si ottiene un decisivo cambio di passo, il bridge precede l’ennesimo ottimo refrain, ormai più scontato di un panettone all'Esselunga in febbraio.
Ed ecco puntuale arrivare il momento della “ballad”, o forse è meglio dire “mid-tempo”, che rappresenta anche il giro di boa di
“Reaching Into Infinity“.
Coinvolgente a tratti struggente, non si direbbe quasi che sia opera della stessa band capace di sparare a raffica assoli di chitarra alla velocità della luce, ed invece i
Dragonforce riescono ancora una volta di lasciare a bocca aperta l’ascoltatore con questa splendida
“Silence”, decisamente un brano di ottima fattura.
Con
“Midnight Madness”, semplice ma convincente, si torna a schiacciare il piede sull’acceleratore, riff accattivante, assoli di chitarra impeccabili, che precedono la prima vera grande sorpresa dell’album, ovvero la successiva
“WAR!” che richiama l’intro “dark”, prima di esplodere in un
Growl quanto mai inaspettato ma decisamente in tema nel refrain, senza tuttavia perdere di vista l’aspetto melodico.
Un pezzo decisamente “tirato” da ascoltare e riascoltare, in special modo in sede Live.
Ci penserà
“Land Of Shattered Dreams” a riportare il clima nei giusti binari del Power Metal.
Siamo giunti quasi in dirittura d’arrivo ed ecco un altro momento atteso in modo particolare,
“The Edge Of The World” ovvero il brano più lungo dell’intero lotto, coi sui ben undici minuti di rara intensità, in cui non mancheranno le sorprese come il
Growl che si ripete ancora una volta, continui cambi di tempo e atmosfere dalle trame “oscure” che però non penalizzano la ricerca della melodia sempre accurata della band, il tutto condito dai soliti travolgenti twin guitars, ormai marchio di fabbrica dei
Dragonforce.
“Our Final Stand” è l’epilogo perfetto per
“Reaching Into Infinity“, con questa song sembra quasi di viaggiare nel tempo grazie al refrain coinvolgente e che strizza l’occhio agli anni 80, si fa notare anche e soprattutto per i suoi riff, graffianti e un solo guitar pulito, e ben inserito nel contesto del brano stesso.
E’ inutile girarci tanto intorno, ci sono band riconoscibili al primo ascolto o addirittura dopo poche note, fra queste certamente troviamo i B]Dragonforce[/B] il cui sound è ormai diventato identificabile anche dopo l'ascolto di mezza canzone.
Con
“Reaching Into Infinity“ la band ha fatto centro ancora una volta, album certamente consigliato a tutti gli amanti del genere, che va ad aggiungersi alla cospicua discografia dei
Dragonforce