“Dopo il successo inaspettato con il debutto ‘To the Unknown’, sapevamo che dovevamo tener testa al precedente album mantenendo le melodie tipiche dei Sailing, trasformando però il sound e incrementando il livello tecnico del songwriting.”
Ecco ciò che dichiarava la band romana a proposito del secondo album, dopo il successo di "
To The Unknown".
I
Sailing to Nowhere sono una band dal tipico stampo Power Metal, che strizza l’occhio ad Avantasia, Gamma Ray, Stratovarius, Alestorm e Blind Guardian, ma quest’aspetto non deve trarre in inganno, visto che si tratta di un
ensemble di veri professionisti, già alla seconda prova in studio.
Rispetto al debut album, la line-up è stata rinnovata per quanto riguarda chitarra, tastiera e voci femminili,
L’attuale formazione, ora alle prese con questa nuova prova ben più potente, è composta da due voci, maschile e femminile, che si alternano,
Marco Palazzi e
Helena Pieraccini, le chitarre sono affidate ad
Andrea Lanzillo e
Emiliano Tessitore, al basso troviamo
Carlo Cruciani e dietro le pelli,
Giovanni Noè.
Infine il lavoro alla tastiera è nelle mani di
Alessio Contorni.
I
Sailing to Nowhere danno così vita a
"Lost in Time", un lavoro estremamente interessante, che già dal primo ascolto non potrà passare inosservato agli appassionati del genere.
Un album in cui è evidente un’impronta decisamente più “impegnata” rispetto all’esordio, esaltata in ogni canzone con chiari riferimenti anche alla scena scandinava.
Dopo l’intro
“Lost in Time”, ha inizio l’avventura con la trascinante
“Scream of the World“ in cui le due chitarre s’intrecciano in assoli decisi, tra accelerazioni e cambi di atmosfera, per proseguire con
“Ghost City”.
Stiamo parlando di power metal con, passaggi tastieristici e chorus dotati di grande enfasi, grazie all’ottimo utilizzo delle vocals maschili e femminili.
Pezzi come
“Apocalypse” o
“Fight For Your Dreams” probabilmente rappresentano il punto più alto di
“Lost in Time”, al susseguirsi dei Riff di chitarra, va ad integrarsi alla perfezione un lavoro trastieristico che in
“Suffering in Silence” raggiunge il suo apice, strizzando l’occhio ad un sound tipicamente anni 90, grazie anche ad un ritornello talmente “ruffiano” che non si può fare a meno di cantare.
Altro brano che ha parecchio da dire è
“Our Last Night On Earth”, più articolato e “sperimentale” invece
“New Life”, che ad ogni modo sprigiona una carica adrenalinica, in vista della struggente
“Start Again”, ballad ben confezionata, cui spetta il compito di chiudere
“Lost in Time”L’album si fa subito apprezzare per la buona produzione, nonché per il tentativo ben riuscito di mescolare potenza melodie ed energia, in un sound che alla fine risulterà essere convincente tutti gli amanti del genere, ma non solo.
Mixato e masterizzato al
Kick Recording Studio (
Fleshgod Apocalypse) vede inoltre la partecipazione di sei special guest fra cui
Fabio Lione (
Rhapsody Reunion, Angra),
Roberto Tiranti (
Labyrinth, New Trolls)
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