Copertina 8

Info

Anno di uscita:2017
Durata:37 min.
Etichetta:Minotauro Records

Tracklist

  1. MISTER LIE
  2. SNOWIN' DAY
  3. VOYAGE
  4. MYSELF
  5. WELCOME
  6. BECAUSE WE WERE FOOLS
  7. WHERE THE SUN COMES DOWN

Line up

  • Thomas Hand Chaste: drums, keyboards, guitar, vocals, bass
  • Alex Scardavian: guitars
  • Claud Galley: bass on “Mister lie”, “Voyage”
  • Sanctis Ghoram: sampled phonetic vocals on “Welcome”

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Inutile girarci attorno … il prestigioso albero genealogico di Thomas Hand Chaste e Alexander Scardavian, a cui si aggiunge quello di Claud Galley (presente in due brani) e del compianto Sanctis Ghoram (sua la voce campionata in nella title-track dell’albo) ingolosirà sicuramente i tanti estimatori di Death SS, Paul Chain, Steve Sylvester e Violet Theatre, mentre dovrebbero essere sufficienti le prove più recenti di Thomas con i Witchfield e di Alexander con gli Strange Here per avvicinarsi ai Where the Sun Comes Down con molte aspettative.
Welcome”, analogamente a “Sabbatai Zevi” e “Strange Here II”, non è per nulla un modo “facile” per rivangare la storia del dark sound italico, magari nel tentativo di accalappiare qualche inguaribile nostalgico, ma è l’ennesima dimostrazione di come gli insegnamenti di quei Maestri siano stati splendidamente metabolizzati da una generazione di Allievi oggi pienamente “maturi” e capaci di restituirceli trasfigurati, senza per questo disperderne la nobile riconoscibilità.
Una visione ampia, allucinata e suggestiva dei luoghi dove il “sole tramonta”, insomma, dove doom e psichedelia si combinano in una vertigine di torbida fascinazione, tra tensioni cosmiche, l’ipnotica e misurata forza del groove e un canto che pare emergere da uno zampillante crogiolo d’inquietudine.
Apertura affidata a “Mister lie” che con il suo passo ossessivo, disperato, istoriato di effluvi lisergici, schiude le porte a un perturbante universo cupo e acre, in cui anche la neve, vedasi la successiva “Snowin' day”, assume colorazioni nere e verdastre e si posa con inusitata pesantezza su fondali insondabili e foschi, mentre l’organo sottolinea ambientazioni quasi liturgiche e il sax squarcia le tenebre alla maniera di un certo Clive Jones.
Le cadenze orbitali e ieratiche di “Voyage” (grande pezzo!) accentuano il senso pernicioso e rituale del “viaggio” sonoro, “Myself” è una litania slabbrata e angosciosa e “Welcome” è una mefitica sospensione gassosa fatta di cupe distorsioni e voci aliene, specchio deformato di un “altromondo” sinistro e straordinariamente attraente.
La malinconica afflizione di “Because we were fools” s’insinua sotto la pelle come uno strano parassita che profonde energie emotive e alla straniante “Where the sun comes down” è affidato il compito di officiare il rito conclusivo, pregno di sussurri elettronici, chitarre fumiganti di zolfo e di un evocativo e agghiacciante sguardo dritto al centro dell’abisso.
Welcome” è un disco potente, visionario, inquietante. Chiamatelo pure una “lezione di stile”, se preferite.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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