Esiste cliché più scontato di una band di black metal sinfonico che si cimenta nella stesura di una (specie di) messa per defunti? Probabilmente no, ma è proprio quello che i francesi
AkromA ci regalano in questa prima porzione di 2017. Regalo gradito? Parliamone...
L'introduttiva
"Kyrie" presenta tutti i pregi (qualcuno) e i difetti (parecchi) della proposta del combo: una scrittura a tratti disordinata, con orchestrazioni in evidenza e saltuarie - e discutibili - "sbrodolate" progressive a cui si aggiungono un cantato abbastanza fastidioso (a cura di
Alain Germonville) e una prestazione più consona da parte del mezzosoprano
Laura Kimpe.
"Offertorium" prosegue sulla stessa lunghezza d'onda - ma stavolta pure la
Kimpe sembra non essere al top - mentre le successive
"Sanctus" e
"Agnus Dei" sono più vicine alla tradizione estrema scandinava.
"Lux Aeterna" vorrebbe risultare più orecchiabile grazie alla componente progressiva più pronunciata, ma sfocia nella maldestra
"In Paradisum", episodio ancora una volta poco fluido e dalle idee sfuocate (dal break pianistico in poi si perde proprio la bussola).
Modeste doti compositive, poca originalità, buona performance e ottima produzione: troppo poco per una sufficienza? Secondo me sì.
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