Dopo aver letto la documentazione promozionale di questo
"Valley Of Shadows" di sicuro mi sarei aspettato un disco ispirato agli Iron Maiden. Ma il primo full-length dei
Conjuring Fate, in verità, è a tutti gli effetti un disco degli Iron Maiden senza
Bruce Dickinson alla voce (dirò di più, il buon
Tommy Daly è spesso calante).
Non voglio banalizzare, ma le undici tracce qui presenti - le ultime tre sono le ri-registrazioni dell'EP d'esordio - trasudano "vergine di ferro" da ogni poro, con gli stessi pregi e difetti degli originali (in poche parole, buon tiro complessivo ma anche tante lungaggini facilmente evitabili).
A spiccare sono i (pochi) brani che rimandano ad altro:
"Apocalypse" ricorda da vicino i Judas Priest,
"Mirror Mirror" - pur scimmiottando
"Painkiller" - funziona,
"Trust No One" sorprende per i vaghi richiami glam,
"House On Haunted Hill" riecheggia le tracce meno "happy" di formazioni come Helloween e Gamma Ray.
Ma ascoltate
"Land Of The Damned" e ditemi se non siamo al cospetto di
"The Wicker Man" con gli accenti spostati, o
"Chasing Shadows", con la solita cavalcata trita e ritrita che avrà sì fatto la storia, ma anche un po' stufato.
Non è tutto da buttare, ma sicuramente la personalità dei
Conjuring Fate al momento "latita" e sarebbe il caso di correre velocemente ai ripari per poter garantire un futuro a questa band irlandese...
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