A me non piacciono i
Vintersorg.
Se così fosse, apprezzerei ad esempio le sperimentazioni di "
Visions From The Spiral Generator" o magari il seguente avantguardista "
The Focusing Blur". O ancora la svolta di "
Solens Rötter" o il folk di "
Orkan".
E invece no.
A me non piacciono i Vintersorg.
Ma i primi due album, "
Till Fjälls" ed "
Ödemarkens Son", quelli sono album della mia vita. Quei dischi che fanno parte di voi, che vi accompagneranno per tutta l'esistenza, quei dischi che non è che c'è il momento power o il momento thrash o il momento hard rock...no, quei dischi avrete
SEMPRE voglia di ascoltarli, al mare, in montagna, sotto la neve o con 40 gradi sulla spiaggia.
I dischi della vostra vita.
E, solo per questo, io sarò debitore per sempre nei confronti di
Andreas Hedlund, che mi ha donato 85 minuti di musica, di poesia, di vita, nonostante le tante delusioni del sottoscritto subite ad ogni nuovo album dei Vintersorg, in cui speravo scioccamente di un ritorno alle origini, magari proprio da loro suggerito con un vago proclamo di volgere lo sguardo al passato.
E invece no, tutte le volte.
La voce meravigliosa, cavernosa, avvolgente di Andreas era sempre lì ma mancava tutto il resto ed io continuavo a sbuffare, accantonando ogni nuovo episodio della sua band, per tornare immancabilmente ai "miei" dischi della vita.
Ed arriviamo al 2017, ventennale del debutto, ed il suo annuncio della pubblicazione di "
Till fjälls, del II", parte seconda di quel disco che mi ha fulminato ed illuminato nel 1998.
Come possono stavolta mentire? Come possono, con quel titolo, presentare un qualcosa che non riprenda quello stile, quella magia? Come possono ingannarmi ancora una volta?
E quella copertina, le montagne, il gelo, il logo...no, non possono avermi illuso.
E' solo una questione di qualità, speriamo che siano ancora in grado di suonare quel tipo di brani, speriamo che sia perlomeno un ritorno sufficiente, che ci sia qualche brano vagamente all'altezza del passato.
Poi il video...
BRIVIDI.
Canzone meravigliosa, ascoltata 100 volte prima che mi arrivasse il disco completo, già completamente assuefatto e soddisfatto.
Mai, ripeto MAI avrei potuto credere ad un disco del genere, nemmeno me l'avessero raccontato a parole le persone che più stimo e di cui più mi fido: questo "Till fjälls, del II" è un disco mostruoso, pazzesco, incredibile che non sfigura davanti ai primi due immortali capitoli.
Ascoltato a ripetizione in questa estate torrida, a casa, in cuffia, sparato in macchina, al lavoro, già decine e decine di volte, non so se gioire per un ritorno così maestoso od essere adirato con Hedlund per questi lunghi anni in cui, evidentemente ancora capace di scrivere capolavori del genere, ha preferito cimentarsi in altro.
"Till fjälls, del II" è semplicemente il proseguio di "Till fjälls", con le stesse intenzioni, esaltazioni, a metà tra atmosfere pagan e viking, sprazzi di black metal, momenti folk, con l'incredibile voce di Andreas che spazia senza patemi tra scream, growls e clean, tra cori epici, urla lancinanti e chorus assolutamente irresistibili.
Tutti i nostri dubbi in merito vengono immediatamente spazzati via dall'opener "
Jökelväktaren", uno dei brani migliori di un disco senza una pausa o una flessione, ed il chorus si candida ad uno dei più riusciti della carriera dei Vintersorg, senza se e senza ma. E' solo l'inizio, siamo travolti dalla cadenzata e folk "
En väldig isvidds karga dräkt" con un'alternanza di voce pulita/sporca riuscitissima e non riusciamo a credere alle nostre orecchie, Vintersorg è un bardo che credevamo passato al lato oscuro e che invece ancora declama con voce stentorea tutta la propria maestosità, si aggiungono cori, growls, un finale in crescendo che ci atterra: sono passati solo due brani e questo è già il top album 2017.
Macchè, una meglio dell'altra, è la volta di "
Lavin", cavalcata trionfale con accenni black metal nella parte centrale ed ancora tante, tantissime clean vocals, un canto celestiale per noi adoratori della voce di Hedlund.
"
Fjällets mäktiga mur" è il brano scelto come singolo e nonostante siamo al 101esimo ascolto ci entusiasmiamo come fosse il primo, per poi passare alla più complessa "
Obygdens pionjär", con una parte molto estrema unita ad uno dei ritornelli più cantabili e melodici.
Siamo a metà...e siamo increduli. E' la volta della terremotante "
Vinterstorm", altra traccia che ci lascia con un sorriso inebetito sul volto, così come la seguente "
Tusenåriga stråk", che parte delicata e sognante, prima di esplodere furiosa e poi rientrare nuovamente su melodie irresistibili ed un chorus particolare, su cui come sempre le clean vocals di Andreas la fanno da padrone.
"
Allt mellan himmel och jord" è forse il brano più ordinario, semplicemente bello e con un chorus fenomenale, tanto che varrebbe la pena conoscere lo svedese solo per urlarlo a squarciagola, complice anche in questo caso il finale in crescendo che emoziona ad ogni ulteriore ascolto, impreziosito da un assolo elegante ed efficace; non si poteva chiudere senza un brano con la presenza di voce femminile ed il compito è lasciato alla conclusiva "
Vårflod", a costo di essere ripetitivi "una delle migliori canzoni" del lotto: tutto funziona a perfezione, le melodie, la cura con cui sono state registrate le voci ed i cori, la produzione delle chitarre e delle ritmiche, ogni cosa è dove deve essere.
Si chiude il primo cd ed all'unisono siamo esterefatti e felici, nessuno sano di mente si sarebbe mai atteso un qualcosa di così riuscito, una rivisitazione e celebrazione di "Till fjälls" che non perde un colpo, che non sfigura di fronte all'originale e che ci regala dei Vintersorg, almeno per una volta, per questa volta, come piacciono a noi nostalgici.
Per tutti gli altri, oltre a tutto il resto della discografia, c'è il secondo cd "
Tillbaka till källorna" che vede dei Vintersorg più oscuri, sperimentali ed un poco distanti da quelli del primo cd, seppure sempre su quella scia e quelle sonorità, con le meravigliose melodie dell'omonimo brano "
Tillbaka till källorna", le delicate variazioni quasi progressive di "
Portalen" e praticamente l'outro acustica ma cantanta di "
Svart måne" che ci congeda dopo 77 minuti di brividi intensi, fortissimi ed inaspettati.
Non ho molte altre parole per esprimere la mia immensa gioia, una gioia inaspettata quanto incolmabile.
Disco dell'anno 2017, senza se e senza ma.Per altri 20 anni dal signor Hedlund non pretendo più nulla. O forse proprio in generale, ho avuto tutto quello che desideravo.