Lo yeti finalmente è tornato. Prendo spunto dalla recensione del primo lavoro della band - a cui sono particolarmente legato perché è stata anche la mia prima esperienza come
Ghost Writer - per introdurre questo
“Incura II”, atteso da mesi e uscito in sordina (senza nemmeno un video di lancio e solo in formato digitale) a Luglio di quest’anno via
Coalition Music/Warner (
“Incura”, invece, era stato pubblicato da
InsideOut Music/Sony).
Posticipato più volte, il secondo full-length dei canadesi non ha la personalità dell’esordio e, soprattutto, non regge il confronto a livello di song-writing. L’iniziale
“Love To Forget” fa ben sperare, con il suo metal groovy e qualche moderata concessione al prog più tecnico. Ma già con la successiva
“Now Or Never” qualcosa comincia non funzionare: la traccia è sì lineare e di facile presa, ma strizza l’occhio a tante band “che abbaiano ma non mordono” e che solitamente occupano i piani alti delle classifiche. Non va meglio con
“Disable Everything”, un mix poco fluido di influenze che spaziano dall’hard rock all’heavy metal penalizzato da un ritornello davvero poco incisivo. Il ritornello è il problema anche di
“Remodel”, nonostante un avvio deciso e l’auspicato ritorno delle atmosfere teatrali di
“Incura”. L’anonima
“Help Me…” prelude a
“This Is What You Get”, quattro minuti che scimmiottano parimenti Muse, Depeche Mode, Guns ‘N’ Roses e - perché no - Green Day.
“Abandon Me” è il secondo momento strappa-lacrime dai connotati mainstream che di originale ha ben poco, mentre bisogna aspettare
“Living A Lie” per ascoltare una traccia all’altezza del sopraccitato primo album: eterogenea ma scorrevole, epica ma accessibile, il brano dimostra che gli
Incura, se vogliono, sanno scrivere ottimi pezzi.
“Pockets Full Of Pills” spicca per le chitarre grintose e perché tiene alta la curva dell’attenzione prima di
“Condemn The Pollution”, che si distingue esclusivamente per il testo impegnato, essendo dal punto di vista musicale un susseguirsi di cliché.
“Incura II” non è un brutto disco, semplicemente non viene voglia di riascoltarlo. E alla luce del magnifico debut, è davvero un peccato. Voto di incoraggiamento.
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